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complimenti a fantasia per il bel video che ho guardato con piacere. molto informativo
personalmente, per la mia sensibilita' e premesso che ritengo ogni corrente filosofica utile a confrontarsi con aspetti del nostro 'sentire' o anche, perche' no, del nostro 'dissentire', che e' poi secondo me appartiene allo stesso esercizio di definizione
ricordo ancora a distanza di decenni quando ero alla terza liceo, un ragazzino con indole anarcoide pieno di attese e aspettative su quel nuovo corso di studi. cominciava finalmente il viaggio nella 'mitica filosofia', la 'scienza' del pensiero, ero entusiasta
mi appariva allora un po' come un: 'fin adesso abbiamo giocato con le lettere per scrivere e i numeri per fare i conti della serva. mo' ci misuriamo finalmente coi pensatori ed i pensieri..'
poi, quando mi sono imbattuto, quasi subito ovviamente, per ragioni strettamente storico-cronologiche, il primo tomo dell'Abbagnano parte ovviamente dall'inizio (con anche un mini capitoletto sul buddhismo, ancora me lo ricordo), in Gorgia da Lentini, uno dei sofisti, sono andato letteralmente in brodo di giuggiole, sono rimasto a bocca aperta
ancor oggi stranamente, ma nemmeno tanto dato che ho una memoria super selettiva a dire poco, rivivo quell'esperienza leggendo i vostri spunti
ovvio, non tutta la patafiatta del ragionamento che e', a mio avviso, fintamente semplice e appare quasi come il giochino di un discolo piuttosto intelligente che si diverte a prendere per il c*lo
ma i tre punti fondamentali me li ricordo in modo assolutamente distinto a distanza di tanti anni:
1) nulla c'e' 2) se anche qualche cosa ci fosse, non sarebbe conoscibile 3) se anche qualche cosa fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile
poi, probabilmente, nella vita pratica, ho adottato un approccio piu' vicino a quello suggerito da diogene con un filo di 'customization'
ovvero senza pretese e centrandolo piu' su cio' che appare soggettivamente bello a me. di cio' che appare bello e giusto ad un animale non e' che mi importi gran che, francamente. certamente le convenzioni umane, sono convenzioni. ma convenzione e rottura della convenzione mi appaiono un identico essere
non mi sento di fare nessuna guerra santa. non mi sento di insegnare o testimoniare alcunche' a chicchessia. per me e' gia' piu che sufficiente un semplice: 'io speriamo che me la cavo
chiudendo, per quanto tutti gli altri filosofi, chi piu', chi meno, abbiano apportato suggestioni del tutto valide, specie Nietzsche, B. Russel con i paradossi nonche', quasi nella contemporaneita', Maturana e Varela con autopoiesi e cognizione. quelli che ho sentito piu' vicini
gorgia, per me, e' rimasto pietra miliare
da wikipedia
QUOTE Questi tre punti fondamentali della filosofia di Gorgia, secondo la testimonianza di Sesto Empirico, vengono delucidati attraverso una sequenza di ragionamenti che portano ad una conclusione ultima.
«Che niente esista Gorgia dimostra in questo modo: se qualcosa esiste, esso sarà o l'essere o il non-essere o l'essere e il non-essere insieme. Ora il non-essere non c'è, ma neppure l'essere c'è. Ché, se ci fosse, esso non potrebbe essere che o eterno o generato o eterno e generato insieme. Ora, se è eterno, non ha alcun principio e, non avendo alcun principio, è infinito e, se è infinito, non è in alcun luogo e, se non è in nessun luogo, non esiste. Ma neppure generato può essere l'essere: ché, se fosse nato, sarebbe nato o dall'essere o dal non-essere. Ma non è nato dall'essere, ché, se è essere, non è nato, ma è già; né dal non-essere, perché il non-essere non può generare.
Se le cose pensate non si può dire siano esistenti, sarà vero anche l'inverso, che non si può dire che l'essere sia pensato. È giusta e conseguente la deduzione che “se il pensato non esiste, l'essere non è pensato”. E che le cose pensate non esistano è chiaro: infatti, se il pensato esiste, allora tutte le cose pensate esistono, comunque le si pensino; ciò è contrario all'esperienza, perché non è vero che, se uno pensa un uomo che voli o dei carri che corran sul mare, ecco che un uomo si mette a volare o dei carri si mettono a correre sul mare. Sicché non è vero che il pensato esista. Di più, se il pensato esiste, il non-esistente non potrà esser pensato, perché ai contrari toccan contrari attributi. Ma ciò è assurdo, perché si pensa anche Scilla e la Chimera e molte altre cose irreali. Dunque l'essere non è pensato.
Posto che le cose esistenti sono visibili e udibili e in genere sensibili e di esse le visibili sono percepibili per mezzo della vista e le udibili per l'udito, e non viceversa, come dunque si potranno esprimere ad un altro? Poiché il mezzo con cui ci esprimiamo è la parola, e la parola non è l'oggetto, la cosa, non è realtà esistente ciò che esprimiamo al nostro vicino, ma solo parola, che è altro dall'oggetto. Al modo stesso dunque che il visibile non può diventare audibile, e viceversa, così l'essere, in quanto è oggetto esterno a noi, non può diventar parola, che è in noi. E non essendo parola non potrà esser manifestato ad altri.»
(Sesto Empirico, Contro i matematici, VII, 65 ss)
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