Therevada e voti buddhisti

Un uomo sposato può chiedere i voti?

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    Buongiorno a tutti, apro questo topic per avere un quadro generale riguardo la presa di rifugio nel buddhismo therevada.
    Ad esempio: un uomo sposato, con figli, con una vita normale, può chiedere in un tempio buddhista therevada di iniziare un percorso di studio buddhista e prendere i voti del bodhisatva?
     
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    Hai messo insieme un po' di cose che normalmente non lo sono. Ti rispondo per ciascuna.

    1) ======== rifugio

    Per qualsiasi tradizione si recita la formula del rifugio, generalmente tre volte mattina e tre la sera, per quanto ne so. Fine, hai confermato a te stesso che trovi verosimile e accettabile la visione buddhista della realtà.

    2) ======== bodhisattva

    Ti posso rispondere per la tradizione tibetana perché ci sono un paio di dettagli che non so se siano condivisi da tutte le altre tradizioni.

    Intanto a quanto ne so i voti del bodhisattva non ci sono nel Theravada, nel quale si possono prendere (vado a memoria) i precetti del laico. Anzi, nel Theravada la figura del bodhisattva proprio non c'è.

    Quindi i voti del bodhisattva se li prendi, li prendi in ambito Mahayana. La risposta è sì, come i voti tantrici sono uguali per monaci e laici; i voti monastici che esistono anche per il laico, sono differenti e molto meno impegnativi per il laico, anche se non restano uno scherzo.

    La cerimonia per tradizione si fa la prima volta davanti al maestro con il ginocchio destro a terra e la recitazione del testo davanti al maestro che li conferisce. Se non si ha un maestro è del tutto equivalente avere un'immagine di un buddha o anche solo visualizzarlo se non si ha nemmeno l'immagine. Si legge il testo immaginando di essere davanti a qualcuno che li può conferire e se ovviamente si capisce quel che si legge e si ha l'intenzione di integrarlo nel proprio vissuto, sono voti assolutamente validi.

    Hanno due particolarità.

    1) Se si indeboliscono o rompono i voti monastici, questi possono essere ripristinati con una cerimonia di rincrescimento davanti all'assemblea ma se accade lo stesso con i voti del bodhisattva possono essere ripristinati da sé recitando il testo: come sopra, o davanti al maestro o visualizzando maestro o un buddha. Il ripristino è completo e vale fino alla prima infrazione, poi si ripete. Non è considerata ipocrisia o sotterfugio, il Dharma è un meccanismo e se si compie una certa azione buona o cattiva che sia, questa può essere modificata da un'azione successiva. Come sempre tutto questo ha senso con una certa comprensione della vacuità anche minima o anche solo a livello di intenzione di studiarla meglio quando sarà possibile.

    2) In comune con i voti tantrici c'è il fatto che non si possono abbandonare. Se un monaco Theravada decide di lasciare lo stato di monaco può "restituire" i voti al maestro che gleli ha conferiti, o a un altro maestro con cui sia in relazione. Questo non ha nessuna conseguenza karmica, anche se dal punto di vista buddhista allontana il momento dell'illuminazione in quanto si sono lasciate condizioni più favorevoli. Invece i voti del Bodhisattva e del Tantra non prevedono questo. Se li si prende è per sempre e si possono o seguire o non seguire con le relative conseguenze karmiche. Però ripristinare i voti del bodhisattva è facile, come ho spiegato sopra.

    Temo sia inevitabile almeno l'istinto di leggere tutto questo in termini di un dio personale e permaloso (ah, non segui i voti che hai promesso? E io ti punisco) ma come dico sempre, questi sono meccanismi come possono essere leggi fisiche anche se non c'è la prova sperimentale. I voti nel Buddhismo tibetano funzionano come sopra; per quanto ricordo le tradizioni sinogiapponesi sono un po' più "easy" se non altro perché minimizzano il ruolo del karma. Quindi se non hai altre fonti di informazione speriamo che risponda anche qualcuno che le conosce, anche perché mi pare di ricordare che tu sia proprio legato a queste tradizioni quindi la risposta dovrebbe restare nel loro ambito.

    Edited by swami chandraramabubu sfigananda - 2/22/2023, 11:22 AM
     
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    Grazie mille sei stato molto esaustivo.
    Ma nella presa dei rifugi ti danno anche un nome buddhista?
    Diventi ufficialmente buddhista, cosa succede?
     
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    QUOTE (Yamir @ 2/22/2023, 10:40 AM) 
    Grazie mille sei stato molto esaustivo.
    Ma nella presa dei rifugi ti danno anche un nome buddhista?
    Diventi ufficialmente buddhista, cosa succede?

    Bella domanda. Consentirebbe da sola di scrivere un quarto di un testo generale di Buddhismo. Come sai la parola Dharma è imparentata con "trono" (la radice è "dhr" riconoscibile in entrambi i termini) che significa sostenere, fermo, stabile, etc. In questo caso è l'insieme delle leggi della realtà che appunto la reggono in senso figurato. In linea di principio una persona in un posto in cui non esista il Buddhismo potrebbe riscoprire tutto da sola e arrivare al Nirvana (sono i cosiddetti "realizzatori solitari"). Ci è arrivata perché ha scoperto queste leggi con il ragionamento e le ha applicate. Noi diremmo che è un buddhista ma perché ci arriviamo da un intero contesto e differenti tradizioni. Abbiamo in un certo senso qualcuno che ci ha spoilerato la ricerca della Via. Per nostra fortuna, perché risparmia a chi la adotta il 99.99% della fatica.

    Lui invece non ha idea di cosa sia la presa di rifugio. Quindi la presa di rifugio è una specie di espediente, uno dei tanti modi di allenarsi; un po' come guardarsi allo specchio la mattina prima di uscire e dire a sé stessi qualcosa di utile a restare centrati sulle proprie intenzioni. Sono espedienti, non cerimonie di passaggio in alcun senso.

    Quindi è possibilissimo partecipare a una presa di rifugio davanti a un'assemblea o qualsiasi rito si voglia. Ma a differenza di un sacramento cristiano questa cerimonia è una specie di bel ricordo, niente di più. In ogni secondo della propria vita si è più o meno buddhisti, a seconda di come regoliamo pensieri e azioni e così via in quel preciso secondo.

    Quindi all'ultima domanda io risponderei che non ha senso porsela. Non si può diventare "ufficialmente buddhisti" e allo stesso modo tornare a non esserlo.

    Poi esiste la tradizione, il lato se vogliamo liturgico. Come dicevo sono bei ricordi, possono restare e spronarci in certi momenti e questo non è da sottovalutare. Penso che tutta quella che impropriamente si può chiamare liturgia abbia molto senso e gli vada riconosciuta l'importanza che ha.

    Se vuoi un nome di Dharma un maestro te lo darà; che io sappia questa possibilità esiste in tutte le scuole. Però vale quanto sopra. Inutile chiamarsi "luce inesauribile della pratica nel giardino delle ventinove dottrine" se poi la vita quotidiana si mette contro. In un momento si può davvero essere "luce inesauribile della pratica nel giardino delle ventinove dottrine" ma un attimo dopo no. Questo non è un buon motivo per non chiedere un nome di Dharma. Per molte persone è una cosa importante, basta avere chiaro che averlo non dà una sterzata all'esistenza in nessuna direzione.
     
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    Grazie.
     
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    Corretto quanto indicato da Swami.
    Il discorso cambia forse in parte per le iniziazioni tantriche, ma si entra in temi di dettaglio che creano solo confusione ad un neofita. Considera pertanto quanto detto da Swami come esaustivo.
     
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    Nel buddhismo Theravada non esistono i voti da bodhisattva, perché per la dottrina Theravada un bodhisattva è un buddha che non è ancora diventato tale. Prima di rinascere come Siddharta Gotama, il Buddha Shakyamuni è stato un bodhisattva nelle sue vite precedenti. Di fatto nel buddhismo Theravada vi è una concezione diversa di chi sia il bodhisattva.
     
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