Avvicinarsi al buddhismo tibetano: consigli.

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    Ciao a tutti.

    Come alcuni di voi sapranno è da circa un anno che mi sono convertito al buddhismo inziando a praticare lo Zen Soto. E' da un po' di tempo, però, che sento che la pratica Zen non mi soddisfa pienamente, forse perché un po' troppo "asciutta", quindi ho deciso di provare a guardare anche ad altre pratiche buddhiste, inziando dal buddhismo Vajrayana.

    A tal proposito chideo ai praticanti Vajrayana alcuni consigli su come avvicinarsi al buddhismo tibetano e cosa potrei aspettarmi entrando in un Centro di Dharma Vajrayana. In sostanza, vi chiedo com'è il buddhismo tibetano, come si pratica e come si medita (conoscendo solo lo zazen).

    Ho già comunque contattato il Centro Buddha della Medicina qui a Torino e questa domenica andrò ad un loro incontro di pratica.

    Grazie in anticipo.
     
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    Per il poco che ti conosco è possibile che tu ritrovi alcune dinamiche che ti urterebbero un bel po'. Una liturgia molto ricca che peraltro è facoltativa, una grande enfasi sul karma che potrebbe ricordarti punizioni divine, e tanto altro. Se proprio posso essere onesto, essendo il Buddhismo che ho amato proprio per la sua ricchezza e varietà io sono contento se qualcuno se ne interessa quindi non volevo certo scoraggiarti ma solo invitarti a non enfatizzare i lati che ti danno fastidio vedendoli in termini di "prendere o lasciare".

    Quello che potrei dirti è che se pure i maestri hanno una loro timeline nell'insegnamento, è un fatto che il Buddhismo tibetano ha conservato praticamente intatto il Theravada, il Mahayana e il Tantra, quindi puoi scegliere. Ha conservato anche un'enorme varietà di approcci. Per esempio un problema che ricordo "sentivi" un po' è se i buddha siano simboli o veri continua mentali in carne e ossa, anzi no, nessuno delle due :D Ecco, puoi benissimo scegliere come considerarli.

    Per esempio se ti dà fastidio il karma puoi rivolgerti allo Dzog.Chen che persino nel nome ha conservato la parentela con lo Zen, oppure alla scuola rNyi.Ma, quella più antica. Esiste un Lam.Rim Dzog.Chen che si intitola "il vaso prezioso" che può benissimo fare da ponte tra la tua sensibilità e il panorama dell'intero Buddhismo tibetano. Soprattutto, lo Dzog.Chen lascia il karma sullo sfondo per quanto possibile da un Buddhismo tibetano.

    Ma se te ne occupi, prima o poi il nodo del karma viene al pettine. Anche qui posso passarti l'esempio di Berzin. Creare karma è come lanciare un pallone in aria, non necessariamente cadrà. Si può intercettare prima che cada e dargli un calcio che lo manda altrove. Una volta che viene visto come qualcosa che proietta delle conseguenze che però possono prendere molte strade e tenendolo sempre a mente, si riesce a staccarlo dall'associazione con "ineluttabile punizione divina" (che peraltro anche nel Cristianesimo non è vera: Dio è onnipotente e può dannare un giusto e salvare il bastardo).

    Boh, per ora non mi viene in mente altro.
     
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    Grazie swami chandraramabubu sfigananda per la risposta.

    Diciamo che nell'ultimo anno ho maturato delle sensibilità un po' diverse rispetto a luglio 2022 qaundo mi sono avvicinato al buddhismo. Ho iniziato ad accettare, o almeno ammettere di non sapere, circa le questioni trascendentali del buddhismo.

    Per quanto riguarda i buddha e bodhisattva trascendentali ho letto anche alcuni articoli di matrice tibetana che li consideravano simbolici, anche se nel buddhismo la visione simbolica e lettalista non necessariamente si escludono a vicenda. Io credo che essi siano la personificazione di "energie e principi cosmici" realmente esistenti. Ad esempio Avalokitesvara è la personificazione della compassione, che è un principio realmente esistente.
    Circa la loro venerazione e invocazione sono arrivato a comprendere che è un modo con cui "empatizzare" con queste "energie cosmiche", che sono insite anche dentro di noi. Essendo l'uomo un animale simbolico abbiamo bisogno di simboli con cui entrare in relazione. Un po' come quando una persona parla con la tomba del proprio caro defunto, di fatto è un modo per sentirlo ancora vicino. Poi se esistono veramente in quanto tali non lo so e non ho modo di saperlo, posso solo "fidarmi" della sapienza dei maestri del passato.

    Tanto in ogni caso i buddha e bodhisattva trascendentali sono appannaggio anche dello Zen, quindi non è che cambia molto in realtà. La differenza è che i centri Zen qui in occidente lasciano da parte tutta quella parte devozionale che esiste comunqiue in Giappone e in altre regioni dell'Asia.

    Per quanto riguarda il karma, io credo nella sua esistenza. Non mi piace però quando si usa il karma per giustificare le sfortune o le fortune delle persone. Dire a un bambino che soffre di una malattia dalla nascita che è il suo karma è semplicemente barbaro e probabilmente falso.
     
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    Alessio, leggendo le tue risposte presumo tu sia di Torino o dintorni. Ti segnalo l’ottimo Centro Milarepa di Torino, insegnamenti Kagyupa con un maestro abbastanza tradizionale, iniziazioni varie è un percorso ben definito.

    Swami ha consigliato Dzogchen e Nyngmapa, purtroppo queste scuole nel nord Italia sono al momento sotto rappresentate e vi sono principalmente solo insegnanti che passano ogni tanto. privatamente, per degli insegnamenti.
     
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    QUOTE (Mjölnir @ 9/30/2023, 10:28 PM) 
    Alessio, leggendo le tue risposte presumo tu sia di Torino o dintorni. Ti segnalo l’ottimo Centro Milarepa di Torino, insegnamenti Kagyupa con un maestro abbastanza tradizionale, iniziazioni varie è un percorso ben definito.

    Swami ha consigliato Dzogchen e Nyngmapa, purtroppo queste scuole nel nord Italia sono al momento sotto rappresentate e vi sono principalmente solo insegnanti che passano ogni tanto. privatamente, per degli insegnamenti.

    Ottima cosa, io avevo in mente testi che quindi sono disponibili ovunque ma mi pare che la tua idea sia assai migliore.
     
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    sei hai la fortuna di avere il centro vicino, frequentalo e segui i corsi dei maestri, chi meglio di loro possono guidarti?
     
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    CITAZIONE (Mjölnir @ 30/9/2023, 22:28) 
    Alessio, leggendo le tue risposte presumo tu sia di Torino o dintorni. Ti segnalo l’ottimo Centro Milarepa di Torino, insegnamenti Kagyupa con un maestro abbastanza tradizionale, iniziazioni varie è un percorso ben definito.

    Swami ha consigliato Dzogchen e Nyngmapa, purtroppo queste scuole nel nord Italia sono al momento sotto rappresentate e vi sono principalmente solo insegnanti che passano ogni tanto. privatamente, per degli insegnamenti.

    Grazie mille Mjölnir.

    Conosci anche il Centro Buddha della Medicina per caso?
     
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    QUOTE (Alessio Rando @ 9/30/2023, 08:09 PM) 
    Per quanto riguarda il karma, io credo nella sua esistenza. Non mi piace però quando si usa il karma per giustificare le sfortune o le fortune delle persone. Dire a un bambino che soffre di una malattia dalla nascita che è il suo karma è semplicemente barbaro e probabilmente falso.

    Penso ci sia differenza tra "giustificare" e "spiegare". Intanto penso che nessuno direbbe a un bambino che la sua malattia è dovuta al karma. Anzitutto probabilmente non capirebbe la questione del karma. Ma ammettiamo che qualcuno glielo spieghi con delle similitudini e che sia così intelligente da costruirsi un'immagine mentale di sé stesso vittima di un'amnesia la quale non gli consente di ricordare che tempo prima ha ucciso suo fratello e ora per conseguenza deve morire. Giustamente protesterebbe; e non si darebbe conto tanto più che, per restare in metafora, qualcuno gli dovrebbe dire che la "prova" della sua azione sta proprio nel suo essere davanti al boia. Non è una prova. Potrebbe essere davanti al boia per uno scambio di bambini per omonimia o mille altri motivi.

    Lo stesso vale per noi su un piano un po' più sofisticato. Lo dico spesso: questa sorta di de-responsabilizzazione è uno dei motivi che non mi fanno sentire (più) buddhista e trovo l'inquadramento del karma una questione posta in termini speciosi dai testi stessi. Se adotto una posizione simile a quella dei pugdalavadin, che tra parentesi è molto vicina a quello che sarebbe il mio approccio e non lontana dalla metafora dell'amnesia di cui sopra, e con molta fatica considero la mia situazione come il risultato di azioni compiute da un "me" che ha solo cambiato corpo e psiche allora non va: il Buddhismo mi dice che la persona viene completamente distrutta con la morte tanto è vero che i pugdalavadin non sono sopravvissuti come scuola o anche solo movimento in seno al mainstream. Benissimo allora il karma sono solo le azioni, ed è questo il punto di vista ortodosso, ma questo vuol dire che il me di ora è completamente un'altra cosa. Non mi accontento, o meglio la risposta non soddisfa la mia dimensione emotiva, di sapere che comunque il legame con l'essere della vita precedente è abbastanza forte da dovermi dare la forza di vedere le cose nella prospettiva del Dharma. Le azioni, controbatterei, non sono in nessuna forma la persona. E allora come sopra, benissimo. Lo accetto. Ma che mi impegno a fare? E allora arriva la narrazione della vita del Buddha che nel momento dell'illuminazione ricordò tutte le vite precedenti il che fa pensare che non siano solo le mere azioni a passare da una vita alla successiva.

    Sicché da un argomento e confutazione alla coppia successiva, c'è questo discrimine che somiglia alla larghezza del filo di una lama di coltello rispetto alle dimensioni della Piazza Rossa.

    Personalmente credo che l'intelligenza possa tutto e deve essere possibile almeno avvicinarsi a comprendere il senso del problema del karma. Nel tempo mi sono inventato tante metafore per formarmi un'immagine della questione. Una che mi soddisfa è pensare la catena di esistenze come un film diviso in pizze, come si faceva nei vecchi cinema. Magari in una di queste pizze c'è una scena del buono che viene malmenato dal cattivo e questo ci pare "ingiusto". Ma poi riusciamo a proiettare una delle pizze precedenti e vediamo il buono che in un momento di rabbia dà una pizza (non quella in pellicola!) al cattivo e questo ci fornisce una spiegazione.

    In soldoni: mi piace pensare alla catena di esistenze come un film. Se lo proiettiamo al contrario vedremmo gli eventi scorrere in senso inverso fino a che se ne trova uno da cui ha avuto inizio la catena che lega un evento alla sua causa. Vederla così manda sullo sfondo la questione emotiva. Nel caso della malattia del bambino vedremmo che un essere a lui collegato, in un certo momento ha prodotto una causa che poi si è evoluta e il nostro giudizio emotivo più che giustificato anzi doveroso, risente del fatto che non vediamo tutta la catena.

    Oltretutto una cosa è dire a un bambino che sta male per via del karma. Altra cosa è saperlo, non dirlo al bambino e trarre dalla nostra riflessione sul karma la forza di impegnarsi ad alleviare il suo stato. In questa seconda prospettiva tutto appare in modo diverso e credo sia una piattaforma su cui è possibile "lavorare" per cercare di comprendere la legge di causalità.
     
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    Da quello che so nel buddhismo tibetano viene affermato che la coscienza o continuum mentale è ciò che rinasce, non solo le mere azioni (come affermato in altre scuole, tipo lo Zen). Anche perché non ha alcun senso che io debba ereditare le azioni di un'altra persona che non ha alcuna continuità con me. Anche quello che tu hai detto circa il Buddha che ricordò le sue vite passate dimostra che vi è una continuità tra le nostre esistenze.

    Se penso anche alla rinascita mentale che avviene nella nostra mente durante la nostra esistenza, noto che vi è comunque una continuità: il mio io di adesso e il mio io di tre anni fa sono molto diversi, ma comunque vi è una relazione di continuità.
    Se penso alla rinascita della materia, una volta che sarò morto gli atomi del mio corpo si disgregheranno per riaggregarsi in qualcos'altro, ma non sono altri atomi sono sempre quelli.

    Io comprendo la rinascita come un cambio di forma, non di sostanza. Quello che noi chiamiamo "io" è una forma della nostra coscienza, e a causa delle nostre imperfezioni mentali crediamo che sia tutto ciò che siamo. In realtà la nostra coscienza è più grande del nostro io, che è solo una forma che assume in un determinanto momento. Alla nostra morte la nostra coscienza assume una nuova forma, diventato un'altra persona con un altro "io".

    Se così non fosse non avrebbe senso nemmeno parlare di rinascita, perché di fatto non rinascerebbe nulla, se non la materia; quindi non avrebbe nemmeno senso parlare di nirvana e non avrebbe nemmeno senso praticare.
     
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    CITAZIONE (Alessio Rando @ 1/10/2023, 11:56) 
    CITAZIONE (Mjölnir @ 30/9/2023, 22:28) 
    Alessio, leggendo le tue risposte presumo tu sia di Torino o dintorni. Ti segnalo l’ottimo Centro Milarepa di Torino, insegnamenti Kagyupa con un maestro abbastanza tradizionale, iniziazioni varie è un percorso ben definito.

    Swami ha consigliato Dzogchen e Nyngmapa, purtroppo queste scuole nel nord Italia sono al momento sotto rappresentate e vi sono principalmente solo insegnanti che passano ogni tanto. privatamente, per degli insegnamenti.

    Grazie mille Mjölnir.

    Conosci anche il Centro Buddha della Medicina per caso?

    Non direttamente, solo per interposta persona. Ti consiglio di leggere i programmi di entrambi i centri, che spiegano bene quali pratiche sono insegnate e danno una idea del tipo di centro, ed eventualmente, se sei della zona, di provare a frequentare qualche insegnamento di entrambi. Poi sceglierai tu.
     
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    Questo pomeriggio ho partecipato ad un incontro (terzo giorno di ritiro in realtà) al Centro Buddha della Medicina in cui si parlava del Buddha Kurukulle.

    Devo dire che è stato un pomeriggio interessante, soprattutto per alcuni insegnamenti espressi, MA ho anche compreso che il buddhismo tibetano non fa per me.

    Il fatto è che non riesco proprio a "sintonizzarmi" con le sue pratiche, coi suoi mantra e i suoi riti. E' sicuramente un mio limite, non una critica al Vajrayana di per sé, che comunque trovo ricco di insegnamenti interessanti (come ogni altra tradizione e scuola, del resto).

    Quando pratico zazen mi sento "nutrito", "energizzato" dalla pratica. Purtroppo non mi sono sentito né nutrito né enerigzzato dalla recitazione dei mantra stasera. Quindi continuerò a praticare lo Zen, magari provando la scuola Rinzai.

    Detto questo sono contento dell'esperienza fatta, perché mi ha permesso di verificare di persona, al di là di ogni pregiudizio.
     
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    Perché non inoltrarsi un'altro po' all' interno e vedere meglio di cosa si tratta? Magari ti puoi fare un giro tra i vari Buddha, Vajrasattva?

    Te lo dico perché anche io ho avuto "problemi" con Kurukulle, la prima volta che ho recitato il suo mantra, difatti non sono andato oltre.
    Mentre è stato diverso con altri buddha, ad esempio Vajrapani, il Buddha della Medicina, Vajrasattva.

    Detto questo, ritengo che ognuno abbia il suo modo di essere e vivere queste esperienze, e se ti trovi bene con lo zazen, è giusto che pratichi quello, ma trovo inopportuno fermarsi al primo ostacolo.

    Edited by Cane Randagio - 2/10/2023, 12:03
     
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    Proverò a fare come dici, magari dando un'occhiata anche al Centro Milarepa.
     
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    Ciao,
    tieni conto che lo zen ha in qualche modo ricevuto riflessi indiretti dal tantra (in particolare dallo shingon giapponese e in cina il chan ha ricevuto diversi influssi dal buddhismo tibetano). Dal un certo punto di vista si potrebbe dire che tante cose che non vengono spiegate nello zen (anche sulla postura) nel buddhismo tantrico vengono spiegate molto bene. E ci sono molti parallelismi tra le pratiche meditative soto zen e quelle di mahamudra e dzog chen
     
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14 replies since 28/9/2023, 18:22   370 views
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