Tariki è Jiriki

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    Ciao a tutti.

    Sono tornato da una sesshin e l'ultimo giorno abbiamo recitato il Myohorengekyo Kanzeon Bosatu Fumobonge. Dato che questo sutra è il capitolo 25 del Sutra del Loto in cui si illustra l'attività soccorritrice di Avalokitesvara, mi sono trovato a riflettere su come tariki non sia nient'altro che il rovescio della medaglia di jiriki.

    Molto spesso questi due termini vengono contrapposti. Nello Zen si fa riferimento normalmente potere del praticante (jiriki) di realizzare il risveglio; invece nella Terra Pura si cerca l'aiuto del Buddha Amithaba per salvarsi recitando il nembutsu.

    Mi sono trovato a riflettere però come in realtà questa dualità sia solo un inganno. Se noi siamo interdimententi, se noi siamo un'emanazione dell'energia dell'universo, allora il potere che è in noi è lo stesso potere che è nell'universo ed è lo stesso potere che hanno i buddha e i bodhisattva.
    Se i noi vi è tutta l'energia dell'universo, se nella nostra mente vi è la natura di buddha, allora non vi è sostanziale differenza tra l'invocare la nostra energia interiore e l'invocare l'energia dei buddha e dei bodhisattva, perché siamo tutti emanazione della stessa energia universale che scorre sia in noi che nei buddha e bodhisattva.
     
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    QUOTE (Alessio Rando @ 24/10/2023, 00:57) 
    Molto spesso questi due termini vengono contrapposti. Nello Zen si fa riferimento normalmente potere del praticante (jiriki) di realizzare il risveglio; invece nella Terra Pura si cerca l'aiuto del Buddha Amithaba per salvarsi recitando il nembutsu.

    Mi sono trovato a riflettere però come in realtà questa dualità sia solo un inganno. Se noi siamo interdimententi, se noi siamo un'emanazione dell'energia dell'universo, allora il potere che è in noi è lo stesso potere che è nell'universo ed è lo stesso potere che hanno i buddha e i bodhisattva.

    ciao alessio, buon giorno

    personalmente penso, probabilmente sbagliando, perche' per vedere qualche cosa, financo le papere che nuotano con le loro zampette palmate arancioni nel laghetto a porta venezia, secondo me, e' neccessario osservare e lasciare che sia il silenzio mentre ora sto viceversa solo, diciamo, 'elaborando' :D

    e penso che il pensiero (e questo stesso pensiero che sto scrivendo non fa ovviamente eccezione) e' una sovrastruttura da infiammazione celebrale cronica. piu' o meno riuscita e utile a seconda del contesto e dell'interpretazione. una sovrastruttura che viene automatica. e' funzionale a comunicare un indirizzo pratico. come avvitare un bullone. verificare se una variabile da vero o falso in base ad un risultato atteso. nulla a che vedere con quello che 'si e'

    secondo me, le tradizioni ci tramandano come delle sorte di mappe. descrizioni di stati. bisogna annusare. e' molto soggettivo

    il pensiero e', a mio avviso, una convenzione che definisce un contesto e, attraverso il contesto, definisce quello che pensiamo essere noi stessi. un giochino che, per lo meno appunto 'io', pratico ad ogni millisecondo (un bagno di sangue di fatica secondo me) in maniera pressoche' automatica

    e' come un coltello che divide una cipolla o un lingotto d'oro a seconda dei punti che uno ritiene di aver accumulato al supermercato (esempio da scaricatore di porto, ma questo passa il convento :D )

    penso, sempre a mio avviso (sbagliando o se vogliamo sovra-reagendo nel pensare questo perche' sto solamente affettando l'ennesima cipolla), ma francamente anche chissene a un certo punto, che la dualita' non esiste, non esiste un inganno, non esiste l'energia e non esiste il potere (no l'energia in verita', secondo me, esiste eccome :lol: )

    esiste lo 'stare' e l'osservare che pero' sono un agire. come il correre o il nuotare

    anche se ora io saro' il primo di tutti che si perdera', come chiudo questa finestra del browser, nell'agire coinvolto. nello sport (faticosissimo) del credere di essere

    coinvolto nel divenire e non solo. scomodero' pure tutti gli dei di tutte le tradizioni (non sono solito farmi mancare nulla :D )

    qui a milano, oggi, mi sono svegliato. piove. e il suono della pioggia fruscia. facendo un filo di attenzione e' assolutamente magnifico

    probabilmente basterebbe solo lasciargli tutto lo spazio disponibile perdendomi
     
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    Infatti non abbiamo la natura di Buddha in noi, siamo la natura di Buddha. È l’unica cosa che mi è venuta in mente leggendo il tuo pensiero.
     
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    CITAZIONE (Alessio Rando @ 23/10/2023, 23:57) 
    Molto spesso questi due termini vengono contrapposti. Nello Zen si fa riferimento normalmente potere del praticante (jiriki) di realizzare il risveglio; invece nella Terra Pura si cerca l'aiuto del Buddha Amithaba per salvarsi recitando il nembutsu.

    Mi sono trovato a riflettere però come in realtà questa dualità sia solo un inganno. Se noi siamo interdimententi, se noi siamo un'emanazione dell'energia dell'universo, allora il potere che è in noi è lo stesso potere che è nell'universo ed è lo stesso potere che hanno i buddha e i bodhisattva.
    Se i noi vi è tutta l'energia dell'universo, se nella nostra mente vi è la natura di buddha, allora non vi è sostanziale differenza tra l'invocare la nostra energia interiore e l'invocare l'energia dei buddha e dei bodhisattva, perché siamo tutti emanazione della stessa energia universale che scorre sia in noi che nei buddha e bodhisattva.

    Grazie Alessio, la tua riflessione mi sembra molto interessante :)

    Io sto seguendo la scuola Jodo Shinshu, e la prima cosa che mi è venuta in mente leggendoti è che la riflessione di esponenti più radicali (progressisti e inclusivi in un certo qual modo) arriva alla conclusione opposta, cioè che dietro ad atti e pratiche (pensiamo in particolare al nenbutsu) di Potere Proprio sia in realtà il Potere Altrui che operi. :wacko:

    Da un altro punto di vista, e questo è personale, Potere Proprio e Potere Altrui sono concetti creati dai Maestri per aiutarci nel nostro cammino nel Dharma. Sono dei mezzi abili, degli espedienti (sanar. upaya, Giap. hoben), indicazioni in una lingua comprensibile che ci insegnano strade possibili per la stessa meta. A me personalmente, per quello che è stata la mia vita e la lettura che ne dò, un cammino di Potere Altrui mi risulta più attraente e comprensibile rispetto a un cammino di Potere Proprio.

    Il Dharmakaya, la Natura di Buddha, il Ventre del Tathagata, la Buddhità, Amida, la Terra Pura, sono termini e concetti con cui descriviamo quella dinamica del risveglio che scorre attraverso di noi. La Jodo Shinshu ne parla come di qualcosa di esterno: dietro penso ci sia la realizzazione di Shinran che (per il suo tempo e la sua percezione) fosse più utile parlarne in questo modo, per evitare magari il rischio di 'orgoglio e arroganza spirituale' insito quando si insiste molto sulla pratica.

    In fondo è questo il bello del Buddhismo per me, che è pragmatico e sempre in cerca di nuove strade per parlare dell'ineffabile, e per avvicinarci alla meta che ci ha insegnato Shakyamuni.

    Gassho
     
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