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CITAZIONE (eizo @ 8/12/2023, 12:17) CITAZIONE (*Francesco @ 8/12/2023, 11:35) trovo assolutamente affascinante constatare come ciascuno rifletta la propria sensibilita' come l'acqua di un lago riflette il cielo e le nuvole ne aggiungo un altra collegata (spero) al topic (meglio detto, la rubo, cosi' rifletto una riflessione pertanto 'meta-rifletto', non ci facciamo mancare nulla ma e' certamente piu chiara di quanto non riesca a essere io, e nel frattempo colgo anche l'occasione di linkare una risorsa che sto leggendo ripetutamente da giorni, (tanta, tanta roba... come si dice.. bisogna reiterare parecchio perche' ho la sensazione che sia come un elefante che bisogna mangiare a pezzetti ) di un autore che non conoscevo e che era stato invece piu' volte indicato come autorevole qui sul forum. pertanto grazie per avermi indotto a prestargli attenzione 🙏) ma passiamo, de repente, a vie di fatto che poi c'e' da correre La cognizione concettuale crea le apparenze di vera esistenzaLe categorie concettuali fabbricate dalla cognizione concettuale sono rappresentazioni cognitive (snang-ba, apparenze mentali) non solo di ciò che sono le cose (parole, significati, interi, continuum, oggetti, tipi di cose e così via), ma anche di cose veramente esistenti in quel modo. Veramente esistente (bden-par grub-pa) qui significa realmente esistente in quel modo, indipendentemente dalla designazione.
Pertanto la cognizione concettuale implica sempre l'apparenza di vera esistenza (bden-snang) o di dualismo (gnyis-snang). Ciò significa l'apparenza di "questo" e "quello" realmente esistenti - apparenze di elementi realmente esistenti in scatole o categorie fisse e concrete come "questo" o "quello".
L'apparenza concettuale di "questo" e "quello" realmente esistenti, quindi, è alla base solo dell'immaginazione e del pensiero verbale e non è alla base della cognizione sensoriale, come la vista e l'udito. In altre parole, solo l'immaginazione e il pensiero verbali sono concettuali, perché solo creano le apparenze di "questo" e "quello" come realmente esistenti.
Il percepire le apparenze di "questo" e "quello" realmente esistenti e il credere che corrispondano alla realtà (bden-'dzin, afferrarsi alla vera esistenza) avvengono simultaneamente e solo nell'immaginazione e nel pensiero verbale. Questo perché percepire e credere in “questo” e “quello” realmente esistenti sono la stessa attività da due soli punti di vista. In linguaggio tecnico, condividono la stessa natura essenziale (ngo-bo gcig). In altre parole, creare l'apparenza di un "questo" o "quello" veramente esistente si verifica solo quando crediamo nella vera esistenza, quando crediamo nelle scatole o categorie di "questo" e "quello".
solamente un umile spunto di riflessione sul tema e l'espediente per postare un link che trovo davvero interessante nel mare della morte e della vita, la barca di chi si immerge viene caricata di "è" e "non è"; ma se la barca si sfonda, tutti gli "è" e "non è" scompaiono(ikkyu sojun) Questa è bellissima, personalmente trovo la metafora del mare e della barca molto significative nel linguaggio esoterico. Ma il buon capitano dove lo mettiamo? Ci sarà pure qualcuno che cerca di portare la barca indenne all'altra riva, tra flutti tempestosi e scogliere minacciose 😉
Ps: ma quella precedente su shakyamuni da dove arriva? Non l'ho mai sentita prima
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