Occidentali's Karma.

L'arroganza dell'Occidente di fronte al Buddha-Dharma.

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    Non so voi, ma io inizio un po' ad averne le scatole piene dell'arroganza con cui l'Occidente cerca di reinterpretare il Buddha-Dharma secondo i propri schemi mentali.

    Mi spiego meglio.

    Mi è capitato più volte di vedere come certuni praticanti occidentali bollino alcuni aspetti tradizionali del buddhismo come semplici miti e superstizioni, mettendosi poi sullo scranno di cosa sarebbe o meno corretto secondo (la loro interperatzione de) il Buddha-Dharma. Quindi la rinascita o altri aspetti metafisici del buddhismo sarebbero semplici fantasie di un'epoca ormai passata. E' del tutto occidentale (e come potrebbe essere altrimenti) la corrente del "buddhismo modernista" o "buddhismo secolare".

    A me sembra che questo atteggiamento nasconda l'arroganza di noi occidentali nel pensare di saperla più lunga degli altri. Il buddhismo si è sviluppato in Asia nell'arco di 2500 anni, da noi in Occidente è conosciuto sì e no da un secolo. Questo significa che siamo in ritardo di 2400 anni.

    Non sarebbe forse più opportuno esercitare un po' più di umiltà e cercare di comprendere il perché di alcuni aspetti più metafisici del buddhismo invece che mettersi sullo scranno e bollare tutto come miti? Questo non vuol dire che dobbiamo crede a qualsiasi cosa ci sia scritto nei testi tradizionali in maniera cieca e fideistica, ma invece di scartare tutto a priori forse dovremmo almeno concedere il beneficio del dubbio e ammettere di non sapre tutto.

    Qui in Occidente abbiamo indagato per secoli sulla scienza della materia, in Oriente invece hanno indagato sulla scienza dello spirito. Sarebbe ora di imparare e non fare i maestrini.
     
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    Non abbiamo mica cominciato noi europei. L'interpretazione della rinascita a ogni istante si trova anche nel Buddhismo tibetano anche se mai vista su nessun testo bensì ammessa da maestri contemporanei. In Cina e Giappone penso sia piuttosto il mainstream più che una interpretazione proposta da correnti minoritarie. Non so dire se la civiltà europea abbia prevalentemente riformulato le cose a comodo proprio, sicuramente Evola & co lo hanno fatto ma penso siano stati casi isolati. Ma sicuramente gli europei hanno selezionato e secondo me è stato fatto in modo un po' tranchant. Tra quelli che seguono il DL e che a mio parere comprendono quel punto poco accettabile di cause infinitesime che possono produrre risultati enormi, non ce ne sono pochi che vivono questo come una sorta di terrore metafisico. Quelli che invece hanno abbracciato le scuole estremorientali in cui la rinascita è vista come cambiamento all'interno di una stessa e suppongo unica vita, secondo me estremizzano un po' il senso di quel che ha voluto dire il Buddha.

    Tutto questo non si è originato in Europa. "Noi" abbiamo solo selezionato quello che meglio si adatta, come del resto è sempre accaduto nella storia del Buddhismo; non so di altri paesi ma in Italia mi pare ripetersi lo schema di Don Camillo e Peppone; probabilmente questa polarizzazione così netta fa parte della nostra mentalità.

    Sulla cosidetta "scienza della mente" sono scettico. So che è un'espressione molto cara al DL ma secondo me sconfina nell'accomodatio. E' scienza se un fenomeno esisterebbe anche senza osservatore e nel caso che sia osservato questo fenomeno sia ripetibile entro gli errori strumentali a parità di condizioni. Che poi rispetto a un sistema religioso più o meno rigido le vertiginose analisi buddhiste di mente e coscienza sempre guidate dal criterio di verifica sembrino una boccata di aria fresca rispetto a un mondo stantio ci sta tutta. Ma al momento la coscienza sfugge a qualsiasi indagine strumentale.
     
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    L'interpretazione della rinascita a ogni istante si trova anche nel Buddhismo tibetano anche se mai vista su nessun testo bensì ammessa da maestri contemporanei.

    Se per questo si trova anche nello Zen :D

    Ma non è questo il punto. A me sembra (ma potrebbe essere un mio fraintendimento) che vi sia una sorta di arroganza nel predentere di aver capito meglio. Come dire: noi Occidentali sappiamo meglio e capiamo meglio quello che il Buddha voleva dire. Altrimenti non avremmo sentito il bisogno di ceare un "buddhismo secolare".
     
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    Ma perché lo Zen non ha fatto lo stesso? Per quanto posso ricordare ci sono effettivamente passaggi nel canone che suggeriscono la rinascita a ogni istante ma penso che se si prende il canone nel suo complesso non ci siano dubbi che Buddha intendeva proprio morire e prendere un altro corpo. Però si sono verificati (almeno) due fenomeni: uno è che a noi arriva uno Zen totalmente nemico delle scritture e del pensiero logico che va trasceso eccetera mentre nei monasteri il canone lo leggono eccome e lo studiano. L'altro fenomeno è il tempo trascorso. il Chan è molto antico ed è stato validato da generazioni di maestri e praticanti. Se fosse proprio una strada morta probabilmente non sarebbe sopravvissuto (non è un argomento forte almeno per me: vediamo ora in questi giorni cosa possono produrre le religioni). Quindi c'è una lunga esperienza collettiva che fa da valido supporto.

    Presumo che quando inizierà a formarsi un Buddhismo occidentale, e penso almeno uno o due secoli, cambierà ancora e potrebbe diventare un Buddhismo istantaneista validato dai praticanti occidentali, o almeno costituirne un ramo. Quando il Tibet scelse tra la strada gradualista indiana e quella istantaneista ho la netta sensazione che i maestri a favore del Buddhismo tradizionale vedessero le scuole opposte non tanto diversamente da come vedi tu la situazione di ora. E' un tipo di perplessità che ho pure io, per esempio verso i Buddhismi modernisti e la mindfulness, soprattutto i primi dato che si ritengono molto spesso depositari del senso degli insegnamenti e personalmente non ne vedo alcun bisogno. Ma riconosco senza problemi che un mainstream si forma a partire da esperimenti, vicoli ciechi e tentativi spesso a vuoto. Non mi sento di sposarli ma comprendo che quel che sta accadendo non è una novità ma una declinazione dello stesso schema, e pure molto antico.
     
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    piccolo haijin

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    CITAZIONE (Alessio Rando @ 12/11/2023, 20:25) 
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    L'interpretazione della rinascita a ogni istante si trova anche nel Buddhismo tibetano anche se mai vista su nessun testo bensì ammessa da maestri contemporanei.

    Se per questo si trova anche nello Zen :D

    ma no, nello zen non si rinasce mica...

    noi mangiamo, defechiamo,
    dormiamo e ci alziamo:
    questo è il nostro mondo.
    tutto quello che ci resta da fare dopo è morire


    (ikkyu sojun)

    ... si vive e si muore e basta! :lol:
     
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    Parole sante Eizo!😉
     
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    ma no, nello zen non si rinasce mica...

    Non è assolutamente vero. Lo Zen, come tutte le scuole buddhiste tradizionali, abbraccia anche la rinascita, così come abbraccia tutte quelle dottrine metafisiche proprie del buddhismo Mahayana.

    Ecco cosa scrive Dogen:

    «Quando, nel corso della sua ultima rinascita, il Bodhisattva conseguì la Via sedendo nel luogo dell’illuminazione, per prima cosa indossò un abito pulito e si lavò, per purificare corpo e mente. Questo è il modo corretto seguito da tutti i diecimila Buddha dei tre mondi. Un Bodhisattva giunto all’ultima rinascita non è un essere comune ed ogni sua azione è straordinaria. La sua virtù e saggezza si esprimono in ogni manifestazione del corpo e della mente; egli è in tutto e per tutto un essere supremamente degno di lode, e anche il suo modo di purificarsi è particolare.» - Shobogenzo, SENMEN.

    E' proprio questo quello che lamento nel mio intevento originario, di come qui in Occidente arrivino forme di buddhismo che per sposarsi con la nostra cultura sono disposte a mettere da parte anche gli insegnamenti più metafisici.
     
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    piccolo haijin

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    CITAZIONE (Alessio Rando @ 16/11/2023, 20:46) 
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    ma no, nello zen non si rinasce mica...

    Non è assolutamente vero. Lo Zen, come tutte le scuole buddhiste tradizionali, abbraccia anche la rinascita, così come abbraccia tutte quelle dottrine metafisiche proprie del buddhismo Mahayana.

    Ecco cosa scrive Dogen:

    «Quando, nel corso della sua ultima rinascita, il Bodhisattva conseguì la Via sedendo nel luogo dell’illuminazione, per prima cosa indossò un abito pulito e si lavò, per purificare corpo e mente. Questo è il modo corretto seguito da tutti i diecimila Buddha dei tre mondi. Un Bodhisattva giunto all’ultima rinascita non è un essere comune ed ogni sua azione è straordinaria. La sua virtù e saggezza si esprimono in ogni manifestazione del corpo e della mente; egli è in tutto e per tutto un essere supremamente degno di lode, e anche il suo modo di purificarsi è particolare.» - Shobogenzo, SENMEN.

    E' proprio questo quello che lamento nel mio intevento originario, di come qui in Occidente arrivino forme di buddhismo che per sposarsi con la nostra cultura sono disposte a mettere da parte anche gli insegnamenti più metafisici.

    ok, ok, mi correggo...

    quando una molecola d’acqua, appena ritornata nell’oceano, viene riassorbita in una nuova goccia di pioggia, rinasce? forse si e forse no; ma è qualcosa di estraneo allo zen perché è qualcosa di intellettuale. quando cerchiamo di usare il nostro intelletto per afferrare la realtà, ricadiamo sempre nelle limitazioni intrinseche della mente stessa. se rispondessimo alla domanda intuitivamente, diremmo che non c’è mai stata una separazione fra la goccia di pioggia e la sua sorgente

    (chuan zhi)

    ... diciamo allora che nello zen forse si rinasce e forse no! :lol:
     
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    Lo Zen è una scuola molto pragmatica, quindi mette in secondo piano questioni di ordine metafisico. Detto questo affermare che nello Zen non si creda nella rinascita è un'incomprensione. Lo Zen non nega alcuna dottrina di ordine metafisico propria del buddhismo Mahayana, semplicemente a differenza di altre tradizioni le mette più in secondo piano, concentrandosi più su questioni che appartengono alla vita quotidiana.
     
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    CITAZIONE (Alessio Rando @ 16/11/2023, 21:37) 
    Lo Zen è una scuola molto pragmatica, quindi mette in secondo piano questioni di ordine metafisico. Detto questo affermare che nello Zen non si creda nella rinascita è un'incomprensione. Lo Zen non nega alcuna dottrina di ordine metafisico propria del buddhismo Mahayana, semplicemente a differenza di altre tradizioni le mette più in secondo piano, concentrandosi più su questioni che appartengono alla vita quotidiana.

    d'accordo, mi hai convinto...

    un allievo chiese al maestro ta yu:
    "dove sarai tra cento anni?"
    "rinascerò asino", rispose il maestro.
    "e poi?", incalzò l'allievo.
    "poi andrò all'inferno".
    "all'inferno?!?" domandò sbigottito l'allievo.
    "sì", concluse il maestro, " perché se non ci vado io per insegnarti chi ci andrà?"


    ... nello zen non solo si rinasce, ma poi si va pure all'inferno! :lol:
     
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    È proprio il senso della mia discussione: a noi occidentali alcuni aspetti del buddhismo tradizionale non piacciono (tutto ciò che ha a che fare con le dottrine metafisiche), quindi le accantoniamo come "miti", ma abbiamo l'arroganza di pensare di aver capito meglio l'insegnamento del Buddha a discapito di chi lo ha praticato e sviluppato per 24 secoli prima di noi.
    La tua risposta mi dà conferma di questo
     
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    per come la vedo io non c'è Buddha, non c'è nessuna pratica religiosa, nessuna illuminazione, niente da conquistare, niente da perdere.
    in ogni tempo c'è solo un Dharma: questo.
    se qualcuno sostiene che c'è un Dharma superiore a quello presente io dico che dev'essere un sogno, un fantasma. tutto ciò che ho da dirvi è semplicemente questo


    (linjilu)

    il sommo maestro buddhista ch'an Linji, vissuto in Cina la bellezza di 1157 anni fa... il padre del buddhismo modernista! :lol:
     
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    Si può tranquillamente seguire una visione più "modernista" del buddhismo, con cui io non sono completamente d'accordo, però non si dica che questa è la giusta interpretazione del Buddha-Dharma, superiore a quelle più tradizionali.
    Detto questo dire che nello Zen non c'è la rinascita non è corretto: non c'è in alcune interpretazioni dello Zen che arrivano qui in Occidente.

    Io, per me stesso, seguo un approccio agnostico - possibilista su questioni metafisiche. Quello che mi dà fastidio è quando si considera la propria visione quella oggettivamente più corretta, invece che considerarla per quello che è: un'interpretazione.
     
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    Si può tranquillamente seguire una visione più "modernista" del buddhismo, con cui io non sono completamente d'accordo, però non si dica che questa è la giusta interpretazione del Buddha-Dharma, superiore a quelle più tradizionali

    la "giusta interpretazione" del buddhadaharma?!? :huh:
    ma esiste davvero?
    e quale sarebbe, secondo te? :lol:

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    Detto questo dire che nello Zen non c'è la rinascita non è corretto: non c'è in alcune interpretazioni dello Zen che arrivano qui in Occidente.

    nello zen la rinascita esiste solo come concetto.
    non ha nulla a che fare con la realtà in sé e ha poca utilità anche a scopi d'insegnamento.
    insomma, esiste sì, ma è come se non esistesse.
    perché non serve a niente! :lol:

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    Io, per me stesso, seguo un approccio agnostico - possibilista su questioni metafisiche. Quello che mi dà fastidio è quando si considera la propria visione quella oggettivamente più corretta, invece che considerarla per quello che è: un'interpretazione.

    non dimenticare che fu il Buddha stesso a mettere in guardia i suoi seguaci dal perdersi dietro questioni metafisiche. la famosa parabola della freccia, il suo nobile silenzio...
    ma insomma, tu sei o non sei un tradizionalista? :lol:
     
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    ma insomma, tu sei o non sei un tradizionalista?

    Io non mi definisco un "tradizionalista", ma più un possibilista. Io non credo con fede cieca in questioni come la rinascita, ma la (almeno quest'ultima) la trovo una possibilità, una possibilità che mi pare coerente con la natura dei fenomeni, per quel poco che riesco a percepire. Dopotutto, anche la visione modernista occidentale è solo una possibilità d'interpretazione, dato che nessuno di noi è ancora morto.

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    non dimenticare che fu il Buddha stesso a mettere in guardia i suoi seguaci dal perdersi dietro questioni metafisiche

    Beh, però è lo stesso Buddha che parlò di questioni metafisiche.

    Nel Dhammmacakkapavattna Sutta il Buddha stesso affermò:

    «Questa, asceti, è la verità sull’origine della sofferenza: È proprio quella bramosia, conducente a ulteriore esistenza, la quale, connessa al piacere e alla passione, ricerca godimento qua e là, ovvero: la sete di piacere, la sete di esistere, la sete di non esistere.».

    Concordo con te quando dici che non bisogna perdersi dietro a questioni metafisiche (ma io aggiungerei, con attaccamento), ma non concordo quando le si vuole mettere sotto il tappeto o ridurle semplicemente a miti e leggende passate. Usare la parabola della freccia in questo senso mi sembra che contrasti con le stesse intenzioni del Buddha, che trattò eccome anche di questioni metafisiche.
    A questo punto, o il Buddha è l'illuminato e lo è sempre, oppure non lo è. O il Buddha ha capito la vera natura della realtà oppure non l'ha capita. Non vi sono vie di mezzo. Non possiamo considerare Shakyamuni l'illuminato solo quando si sposa con la nostra sensibilità occidentale.
     
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