I Due Buddhismi

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    Chiunque affronti il “buddhismo” da un punto di vista occidentale si scontra subito in un primo serio ostacolo, la presenza nelle nostre contrade di “Due Buddhismi”. Due buddhismi che non dialogano e spesso non si capiscono tra loro.

    La presenza di due buddhismi che gli anglo-americani denominano: “Buddhism-ethnic Asians born into a Buddhist cultural heritage, and non-Asian converts to Buddhism”, che ormai tutti gli studiosi, accademici e non accademici, al seguito di Prebish, il primo che ha studiato la presenza dei due buddhismi in Occidente, si sono accodati ammettendo questa distinzione.
    Vi sono dunque due buddhismi ben separati fra loro: il buddhismo degli asiatici (si parla in questo contesto degli asiatici che vivono e lavorano in occidente) e il buddhismo dei convertiti occidentali non asiatici. Sono due buddhismi, insisto, che praticano cose diverse e insegnano cose diverse.
    Se si vuole capire la presenza del buddhismo in Occidente è essenziale chiarire bene questo primo ostacolo.

    Nell’inverno del 1991 la rivista anglo-americana Tricycle, massimo organo dei “convertiti non asiatici”, innescò una prima diatriba, che ebbe un vasto eco negli Stati Uniti. La rivista affermava che nella presenza del buddhismo americano gli asiatici-americani non avevano avuto quasi nessun ruolo di primo piano nella elaborazione della “nuova religione” detta appunto “buddhismo americano” e che oggi viene denominato “buddhismo occidentale” o anche “neobuddhismo”. Questo fece molto arrabbiare i buddhisti asiatici residenti in America
    Dopo di allora si sono cercati altre etichette a questi due buddhismi.
    Per esempio in Italia si preferisce la distinzione tra “simpatizzanti” (accademici e non accademici) e “aderenti” (accademici e non accademici) senza ulteriori distinzioni, ma questa divisione non tiene conto in alcun modo del buddhismo praticato e vissuto dagli italo-asiatici e si pone interamente all’interno dei convertiti occidentali.
    Ultimamente si sta imponendo la divisione proposta da diversi accademici (tra cui Baumann) tra buddhismo “tradizionalista” e buddhismo “modernista” (o se vogliamo “post-modernista”), questa divisione ha il vantaggio di esaminare sia il contesto asiatico che il contesto non asiatico e quindi anche il nostro. Questa divisione deve evitare il comune errore di considerare il buddhismo occidentale come modernista e il buddhismo asiatico come tradizionalista. Esiste infatti un buddhismo asiatico modernista e un buddhismo tradizionalista non asiatico. Inoltre questa distinzione coinvolge anche i buddhisti asiatici, non solamente i buddhisti non asiatici. Purtroppo questa precisa divisione non ha prodotto lo sviluppo di nessun dialogo, anzi spesso è stato foriero di aspre dispute e di incomprensioni varie, rendendo netta e irrimediabile la separazione tra i due buddhismi. Ma almeno ha chiarito la differenza.

    Naturalmente a questo punto occorrerebbe ben comprendere l’assoluta differenza che esiste tra buddhismo tradizionalista e buddhismo modernista.
     
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    ma a qualcuno interessa veramente? comunque da un luogo dove c'è sempre troppo POCO vino.

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    piccolo haijin

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    Chiunque affronti il “buddhismo” da un punto di vista occidentale si scontra subito in un primo serio ostacolo, la presenza nelle nostre contrade di “Due Buddhismi”. Due buddhismi che non dialogano e spesso non si capiscono tra loro.

    solo due?!? :lol:
     
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2 replies since 4/12/2023, 11:42   122 views
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