Cosa pensare del Buddhismo Americano

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    Passando sempre velocemente agli studi americani di stampo accademico vi è poco da dire: posseggono gli stessi pregi e gli stessi difetti di tutti gli scritti accademici in generale sul buddhismo.
    Quindi a parte le traduzioni in inglese-americano dei diversi testi tradizionali in tibetano, utili sino ad un certo punto, il vero successo dei vari studi accademici americani è quello, di essersi sbarazzati per sempre della vecchia visione degli accademici occidentali: quella del lamaismo come una degenerazione del buddhismo originale. Per contro si è ecceduto in senso opposto, trascurando tutti i testi della parte più esoterica e “magica” del vajrayana.

    Passiamo alle case editrici che hanno un forte legame con le comunità del buddhismo tibetano americano.
    La più famosa è la Wisdom Publications ( https://wisdomexperience.org/ ) legata alla Foundation for the Preservation of the Mahayana Tradition (FPMT) fondata dai Lama Thubten Yeshe e Thubten Zopa Rinpoche.

    L’altra famosa casa editrice è la Snow Lion Publications legata ai gelugpa e ai testi di divulgazione del Dalai Lama, che dal 2012, è entrata a far parte della casa editrice Shambhala Publications ( www.shambhala.com/snowlion/ ).

    Quindi la Shambhala Publications ( www.shambhala.com/ ) ha un catalogo molto ampio ed è nota come l’editore dei testi di Chogyam Trungpa Rinpoche.

    Molto più interessante è la casa editrice Dharma Publishing ( https://dharmapublishing.com/ ) gestita da Lama Tarthang Tulku a Berkeley, in California.

    Va anche segnalato il lavoro editoriale dell’ex monaco caduto in disgrazia (venne scomodato nella diatriba contro di lui nientepopodimeno che Robert Thurman ) Geshe Michael Roach.

    Per i più interessati e curiosi è sufficiente dare un’occhiata ai vari cataloghi.

    Passiamo ora ad argomenti molto ma molto più interessanti: la pratica spirituale del buddhismo tibetano.

    Alla prossima.
     
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    Quando si passa dallo studio dei libri di testo teorici sul buddhismo tibetano e si approfondisce insegnamenti sulla pratica, bisogna essere edotti sugli
    “otto lignaggi”, e i “quattro ordini (scuole)” ( viene spesso aggiunta il quinto ordine dei Jonangpa).

    Se si vuole passare dalla teoria alla pratica è necessario conoscere gli insegnamenti che hanno origine in uno o più degli otto lignaggi che possono essere trasmessi da uno o più di qualsiasi dei quattro ordini o cinque ordini.

    Questo era l’impostazione nel Tibet storico. Passiamo ora all’elenco dei maestri che sono stati essenziali alla diffusione del buddhismo tibetano in Occidente.

    Naturalmente la figura centrale è il Dalai Lama che con centinaia di libri (tradotti prontamente in varie lingue mondiali), migliaia conferenze, che ,va detto, non sono il lavoro di una sola persona ma sono il lavoro di un gruppo importante di numerosissimi collaboratori, che lavorano per il progetto di unificazione delle scuole come voluto dal loro leader. Siccome il Dalai Lama è una figura importante dell’ordine gelugpa, bisogna anche segnalare che non tutti i gelugpa sono in sintonia con il modernismo del Dalai Lama e i suoi seguaci che sono la maggioranza, anzi rifacendosi a figure importanti come Pabongka Rinpoche Jampa Tenzin Trinlay Gyatso (1878–1941) e i suoi discepoli come Kyabje Trijang Dorje Chang (1901-1981) e altri altrettanto importanti, lo contestano apertamente, subendo ritorsioni che, per quello che mi riguarda, considero eccessive.

    Tra gli insegnanti che riuscirono a promuovere all’estero i propri lignaggi vi furono il capo dell’ordine Nyingmapa Dudjom Rinpoche Jigdral Yeshe Dorje (1904–87), il sedicesimo Karmapa Rangjung Rigpe Dorje (1924–81), il grande ed eclettico maestro
    Dilgo Khyentsé Rinpoché (1910–91) e il maestro del raro e misterioso lignaggio Shangpa Kagyü, Kalu Rinpoche Karma Rangjung Kunkhyab (1905–87), che istituirono una rete di centri specializzabili nel ritiro dei tre anni.
    Dopo questa prima ondata tradizionale subentrarono insegnanti più giovani che adattarono i lignaggi e le scuole ai gusti e alle predisposizioni (più modeste ) dei loro discepoli occidentali, come:
    Chögyam Trungpa Rinpoché (1939–87), Tarthang Tulku Rinpoché (b. 1934), Chögyal Namkhai Norbu (b. 1938-2018) e Sogyal Rinpoché (b. 1947-2019) (cito solamente i più importanti, per saperne di più, occorre leggere la Guida dedicata a gran parte dei centri tibetani del mondo intero, del francese Philippe Cornu noto anche in Italia grazie al suo famoso Dizionario).
    Non bisogna dimenticare la religione Bon divulgata in Occidente grazie agli sforzi di Lopön Tenzin Namdak (1926).

    Passiamo ora ai maestri tibetani che sono stati importanti in America.

    Alla prossima.

    Edited by SER GIO - 26/2/2024, 08:38
     
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    Vorrei scrivere una breve postilla a margine del tema principale e farlo prima di concludere la lunga descrizione dell’americanizzazione del buddhismo in Occidente: dopo aver tracciato l’interpretazione americana del buddhismo giapponese e prima di definire tutte le sfaccettature del buddhismo tibetano diffuso in Occidente, devo ancora continuare con l’americanizzazione del variegato buddhismo theravada e terminare con l’americanizzazione del buddhismo coreano, del buddhismo vietnamita e del buddhismo cinese diffuso negli Stati Uniti e quindi nel mondo occidentale. Infine non va dimenticata la forma americanizzata che va ora per la maggiore conosciuta come “mindfulness” o altre forme note come “buddhismo impegnato” e altro ancora. Come si vede il lavoro è ancora lungo e impegnativo, il tempo e la voglia sono davvero poco.

    Vorrei ora solamente sbarazzare il campo da un equivoco: quello di pensare che questo lavoro possa sembrare inutile, è invece al contrario essenziale se si vuole conoscere il buddhismo occidentale e come si sta “spiritualmente” sviluppando e in quale direzione si sta avviando.
    Non vi è in gioco una delle tante conoscenze contemporanee più o meno accademiche, spiritualiste, filosofiche e psicologiche ecc. ecc. del messaggio del Buddha storico, ma vi sono in gioco i vari lignaggi (maestro-discepolo) che ancora ci collegano al Buddha storico o ai Buddha non storici. Vi è in gioco la nostra esistenza umana e l’attraversamento dei vari “bardo”. In caso contrario, come dicono i miei amici orientali, ci aspetta un solo destino post-mortem, quello dell’inferno o meglio degli inferni o se proprio ci va bene, una rinascita come animali o fantasma in uno degli innumerevoli loka. Quindi la conoscenza dell’americanizzazione permette al buddhista occidentale contemporaneo di conoscere la vera essenza del buddhismo occidentale (europeo, americano, australiano e parte dell’Asia occidentalizzata) e del suo implacabile concorrente, il buddhismo orientale (asiatico) quello superstizioso, devozionale non razionale. Vogliono la stessa cosa? Inseguono gli stessi obiettivi spirituali? Pare proprio di no…
    Bisogna almeno saperlo, il resto sono chiacchiere

    Per finire una cosa ho capito nel tempo: ognuno di noi è attaccato alla propria interpretazione (che equipara alla santa verità) e non è disposto a cedere un solo millimetro ad altre interpretazioni, quindi perché sforzarsi per aprire altre porte interpretative? Francamente non lo so …… ma intanto una cosa è certa …la morte a grandi passi si avvicina……..ci coglie ancora immersi in un ciclo senza fine di morte ordinaria, stato intermedio ordinario e rinascita ordinaria, inguaribilmente prigionieri nel samsara.
     
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    Condivido la riflessione di Sergio e attendo il prosieguo dell’analisi del Buddhismo occidentale
     
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