Buddhismo Italia Forum

Posts written by Yudo‚ Kamesennin

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    CITAZIONE (Rinchen Dorje @ 28/1/2020, 10:37) 
    Fu chiesto a Yunmen: “Che cos’è Buddha?”.
    Il maestro rispose: “Un pezzo di carta igienica usata”.

    :punk: :lol:

    Cioè, qualcosa di reale, pur schiffoso, ma che fa parte della realtà della vita quotidiana.

    Non dice esattamente "pezzo di carta igienica". Dice bastone, alludendo ai bastoni laccati che servivano a togliere il più grosso prima di lavare.
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    In quel Jataka, il bodhisattva (cioè il futuro buddha) si carica di un fattaccio per il bene comune, ma NON SENZA accettarne le conseguenze che, nel suo caso gli valgono una o più vite supplementari di guai per ripagare l'accaduto.

    Allo stesso modo, quando converte Angulimala, questi, testa rasata e kesaya adosso si va a mendicare la pietanza; ma ogni volta che viene riconosciuto da parenti delle sue vittime da quando era un barbaro assassino gratuito, viene picchiato, preso a sassate ecc., e torna al monastero insanguinato. Dice al Buddha, "E' dura!" ed il Buddha gli risponde; "Mah, insomma, te le sei meritate!"
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    CITAZIONE (Rinchen Dorje @ 12/1/2020, 10:48) 
    Andres ho imparato una cosa nella vita aiutando il prossimo: non farlo se non sei pronto all'ingratitudine.

    Quant'è vera, questa!!! Ahimé!
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    C'è un passo del Dhammapada che dice:
    Sabbe papassakaranam Kusselassupasampada
    Sacitta pariyodapanam Etam buddhana sasanam.

    Cioè, non essere uno stronzo, fa la cosa giusta, chiarificati la mente. Questo è l'insegnamento del Buddha.

    Detto cosi' non è cosi' complicato. Omossessuale, eterosessuale, poco importa: basta non essere uno stronzo.
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    Thanissaro Bhikkhu fa osservare che, nel Canone Pali, ci sono pochissimi riferimenti o a samatha oppure a vipassana. E le rare occorrenze sono per far presente che questi due sono come i due cavalli di una bigha quale sarebbe jhana (dhyana). Ed ogni volta che il Buddha sorprende monaci che stanno li' a chiacchierare, gli dice solitamente di andare a praticare jhana (dhyana).
    Egli fa osservare che i due cavalli ci vogliono per la biga, perché se una manca, impiglia l'altro. Per cui è cosi' importante sviluppare l'uno e l'altro. Sviluppando samatha porta a migliorare vipassana, e sviluppare vipassana migliora a suo turno samatha.
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    CITAZIONE (axcutul @ 14/10/2008, 18:44) 
    Non è vero: la pronuncia è giapponesizzata, come hanno sempre fatto i giapponesi ... per giapponesi è molto difficile pronunciare due consonanti attacate (fatta eccezione per la "n")
    (...)

    I caratteri sanscriti sono, anch'essi sillabari, e non alfabetici. Per cui gli hiragana e katakana cominciano e finiscono esattamente allo stesso modo: A e 'N.

    Rispetto alla pronuncia giapponese con la U finale, basta osservare che funziona da loro un po' come una o/a non accentuata alla fine di una parola in italiano (per non parlare del napoletano per cui queste lettere vengono pronunciate come la E muta finale in francese.)
    La pronuncia sarà si' giapponizzata, ma in fin dei conti, quando osservo la pronuncia giapponese del sutra del Cuore, vedo che hanno conservato la pronuncia sanscrita al più possibile, mentre in cinese moderna, quella pronuncia è del tutto distrutta. Direi che il loro conservatismo ha anche del buono. Per cui è stato possibile ricostituire le parole sanscrite di più mantra da loro serbati.
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    A me pare che il fatto che un essere sia metaforico non prescinde della sua esistenza reale.
    Basta vedere gli dei delle religioni abramiche: non esistono nella realtà, ma basta vedere la loro abilità a recare danni...
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    Per cui ci vorrebbe votare communista. Perché, almeno in loro c'è un certo universalismo. Le estreme destre vogliono sempre un paese immaginario, da cui vanno esclusi quelli che non sono come loro. Inizia con il colore della pelle, poi con la tinta della pelle, e finisce col colore degli occhi e la ricciatura dei capelli.
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    A noi Francesi e agli Ollandesi, ci chiesero. Gli dicemmo di no. E ce lo metterono in culo, con il "Avete votato di no? Ma lo facciamo lo stesso."
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    Io ho conosciuto più francesi di origine vietnamita che praticano nella Terra Pura.
    Osservo che sono solitamente gente brava, che integrano i principi buddhistici nella loro vita, e manifestano una devozione ammirevole. Solitamente non praticano la meditazione, ma preferisco loro e la loro attuazione del Buddhismo nella vita quotidiana ai zenisti fascizzanti, duri e cattivi che ho spesso incontrati e che, loro, praticano molto la meditazione "zen" (metto le virgolette perché non sono affatto convinto che nella maggioranza dei dojo si pratichi davvero lo Zen).
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    Rispunneva io: «Turnarraggio quanno tornano li rrose,
    si stu sciore torna a maggio,
    pure a maggio io stonco ccà,
    si stu sciore torna a maggio,
    pure a maggio io stonco ccà».

    (Salvatore di Giacomo)
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    Vedo che tu hai voglia di capirla come ti va. Boh...
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    CITAZIONE (psicoÐIOlabilepsicoDIØprrot! @ 11/12/2019, 14:43) 
    Il buddhista cerca, piu o meno disperatamente, dipende dal caso, di eliminare la sofferenza attraverso (anche) l'assorbimento di determinati concetti, condivisibili fin che si vuole. (...)

    No.

    Il buddhista SA che la sofferenza c'è. Tale sofferenza viene dal fatto che non vogliamo le cose diversamente di così come sono. "Non doveva essere così" è ciò che frequentissimamente si sente.
    Il Buddhismo ci insegna che, se non vogliamo soffrire inutilmente, bisogna imparare a prendere le cose così come sono. Non vuol dire che non ci sarà mai più sofferenza alcuna. Vuol dire che si soffrirà di meno. L'esempio lo da il Buddha stesso, che un giorno si ferisce al piede su di un sasso appuntito, camminando per strada. Egli dice. "Ecco, mi fa proprio male. Ma se fossi lì a lamentarmi sulla mia sventura, sarebbe radoppiare la sofferenza fisica con una sofferenza mentale del tutto inutile, perché non aiuta per niente a guarire la mia ferita."

    Tutto lì. Ma, per imparare a prendere le cose così come sono, ce ne vuole! La mente sta in permanenza provando a farci credere in delle cose che non sono né in cielo né in terra. Per cui ci vuole imparare a calmare la mente, a domesticare il silenzio. Perché va Gesù nel deserto a digiunare per 40 giorni? Proprio per fare il silenzio e da fuori e da dentro.
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    Per chi non è monaco, ma vuol seguire la via buddhista, c'è una cosa semplice: si chiama responsabilità.
    Vuoi scopare, e vabbè, ma fallo con chi sarà d'accordo per farlo con te, e sii chiaro nelle tue intenzioni. Cioè se vuoi che sia una cosa di una volta, che sia ben chiaro per ambedue le parti che così sarà. Metti un guanto, non lasciare una ragazza incinta eppoi dire, "ma che me ne frega a me?"

    E via dicendo. In parole semplici, non essere uno stronzo.
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    Il mio maestro diceva che, sin dall'inizio questa formulazione lo aveva annoiato. Così aveva ricercato il testo originale, che, infatti, non parla affatto né di desideri, né di eliminarli.
    La prima nobile verità dice che c'è comunque dhukha. Una ruota che è aggiustata male, che non gira con regolarità né con facilità. Un simbolo perfetto per l'insoddisfazione. Detta insoddisfazione eventualmente genera una specie di sofferenza, questa da non confondere con la sofferenza fisica, che è altra cosa. Si tratta esattamente di sofferenza mentale. Il Buddha ne da l'esempio con una sua personale sventura, quando si ferisce al piede sulla strada con un sasso appuntito: dice quindi, "mi fa male, certo. Ma se fossi lì a lamentarmi sul fatto che mi faccia male, radoppierei la mia sofferenza fisica con una sofferenza mentale."
    La seconda verità dice che a causare dhukha, c'è samudaya. Ora, samudaya non vuol dire "desiderio." La traduzione di samudaya è esattamente "accumulo." Ma che cavolo avrà a che fare "accumulo" con "desiderio"??? Ma fatto sta che lottiamo contro il nostro malessere con un accumulo di cose, materiali oppure ideali.

    La realtà essendo che la nostra potentissima mente tende a inventarsi dei mondi virtuali perfetti, in cui noi stiamo vivendo una vita perfetta. Poi giunge la realtà, ed il divario tra questa realtà e la "realtà" virtuale che c'eravamo inventata è così disperante che ci mettiamo in rogna. Bisogna imparare a vivere e prendere la vita così com'è e non come avremmo desiderato che fosse.
874 replies since 14/2/2015
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