Buddhismo Italia Forum

Posts written by Ruhan

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    CITAZIONE (Levaier @ 5/2/2023, 15:35) 
    E aggiungo: la risposta NON è l’amore e la compassione. Quelle vengono quando ottieni quelli che vuoi e sei felice, forse. Me so’ rotto le palle de ‘ste cose da baci perugina. Io vorrei che l’illuminazione fosse qualcosa di profondo e potente, di sconvolgente, non uno smielenso volemose bene.

    :clapclap:

    Concordo con lo spirito!



    Ho letto le vostre risposte e sono molto interessanti. Il punto di vista di Swami è molto vicino al mio, seppur io mi senta più "nominalista". Devo dire che anche quello di Lev riesco a capirlo, mi sembra non solo sincero (tutti lo siamo stati, qui), ma anche vicino, intendibile, su un terreno concreto.

    Il punto di vista di non.io è quello di qualcuno che ha esperito qualcosa e non ci mette la mano sul fuoco, rimane col dubbio, pur fidandosi del fatto che potrebbe anche essere qualcosa di vero.


    Ecco. L'unico punto di vista che capisco, ma non riesco (nonostante gli sforzi) a sentire vicino, è quello di Francesco. Mi spiego. Anche io leggo molte testimonianze di maestri. Lì per lì posso anche esserne affascinato, avvertire una qualche apertura oltre il "mondano" (uso questa espressione senza pretese), ma prima o poi inizio a vedere qualche stortura, qualche stranezza, come se fossimo davanti ad un qualche tipo di sofisticato ego-trip o una sorta di speranza in buona fede, o davanti ad un normalissimo stato di calma scambiato per chissà cosa, caricato di significati puramente intellettuali, dottrinali. Insomma, un complesso di dottrine, rimandi alla tradizione, ma quasi niente di davvero toccabile con mano. Una certa alterazione dello stato mentale, una maggiore calma, ma nulla a che vedere con una "liberazione" vera e propria.

    Per questo la domanda che farei è: Francesco, tu dici di esserne certo e sono sicuro che tu sia sincero. Ho capito il tuo punto di vista e tu pensi ad una illuminazione light, un cambiamento nel modo di porsi che però non fa miracoli, non toglie ogni afflizione mentale etc. O sbaglio?

    Ebbene, ecco la domanda: davanti ai racconti mirabolanti dei maestri e della tradizione, come ti poni (e parlo di cose che vengono riportate anche dallo stesso Dalai Lama nei suoi libri pensati per noi occidentali)? Li prendi per cose tradizionali senza molta importanza?

    E qualora, invece, tu non avessi una visione "light" della illuminazione, saresti disposto a giurare su di essa — per così dire — "in un tribunale"?


    Non è assolutamente una sfida o una messa alla prova. Voglio solo capire il livello di questa tua certezza per intendere quanto lontano sia — effettivamente — il tuo punto dal mio.
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    Ti ringrazio per la testimonianza.


    Per quanto riguarda il verbo "credere", mi attengo alla sua definizione da vocabolario:

    "CREDERE:

    1. Accogliere tra le proprie convinzioni o opinioni, per intima persuasione, per adesione spirituale, per un atto di fede; dare credito a qualcosa, ritenerlo vero

    2. Essere certo dell'esistenza di qualcuno o di qualcosa."



    Il verbo credere si limita ad esprimere il "ritenere vero". Questo ritenere/credere vero può avere diverse modalità, diversi "mezzi": per fede, per dimostrazione certa, per esperienza. E queste tre possono (non è detto) generare, a loro volta, il credere per intima sicurezza o convinzione o persuasione. Poi esiste quella modalità più depotenziata del credere, di cui parlavi tu: quello per mezzo di una semplice opinione, senza certezza e così via.

    Si tratta di mettersi d'accordo su quale modalità del "credere" sia oggetto della mia domanda e per questo ritengo sia meglio esplicitarlo, in modo da non creare fraintendimenti: a me interessava il credere per mezzo della sicurezza, del convincimento intimo personale, per mezzo della persuasione totale. Come, appunto, nel caso delle cose più "concrete": il calore del sole, il bruciare del fuoco e così via. Questi ultimi sono oggetti dell'esperienza e generano una persuasione/convinzione. Nel caso della illuminazione, siamo davanti a qualcosa che non è detto che sia stato oggetto di personale esperienza, ma potrebbe — lo stesso — essere oggetto di una persuasione salda tanto quella generata dalla esperienza (per i più svariati motivi). Volevo esplorare questa possibilità. Vedere quanti abbiano questa persuasione profonda e quanti, invece (come il sottoscritto), non ce l'abbiano.

    In ogni caso, interessante la tua testimonianza basata su quelle che ritieni essere delle esperienze. Chiaro. Non essendo esperienze concrete (o diciamo, "comuni", "accettate"), non generano quella auto-persuasione che risulta da esperienze come il sentire che l'acqua è bagnata. Ed è anche per questo che ritengo interessante quel tuo dubbio finale (che mostra sincerità da parte tua, nel senso che le hai poste sotto il vaglio del dubbio, pur ritenendole vere). Aspetto anche quelle degli altri. Magari esce qualcun'altro che ne ha avute di simili.

    Edited by Ruhan - 5/2/2023, 07:51
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    Bene. È tempo di tornare ai vecchi tempi, ovvero quelli in cui questo forum ospitava dubbi basilarissimi, come quelli di una piccola comunità che scopre per la prima volta questo strano "buddhismo", magari attraverso qualche racconto misterioso di qualche conoscente, o attraverso un librettino di storielle o, magari, attraverso un incontro o una conferenza. Mettetevi in quei panni, dunque.

    Sappiamo tutti i grandi e sottili discorsi e argomenti riguardo l'illuminazione. Li dó per scontati. Li conosciamo. Ma vorrei che, per questa occasione, li dimeticaste, trasformandovi per un momento in una persona comune, alle prime armi. Questa è la precondizione necessaria per domandarsi:

    Ma voi (dico proprio voi, personalmente) credete esista (qualunque sia la forma che ad essa viene attribuita dalla vostra scuola di riferimento) questa "illuminazione"? E intendo proprio il credervi come credete - ad esempio - al fatto che un sasso in testa faccia male. O che l'acqua sia bagnata. O che percorrendo tot chilometri giungerete nel tal o tal'altro luogo.

    Spesso, ho l'impressione che non esista nemmeno una illuminazione light (quella senza poteri straordinari) e che i grandi maestri del passato fossero tutti attori e che quelli del presente recitino, copiando quelli antichi. Ho come il continuo sospetto che, se mai beccassi un qualunque maestro in privato, sicuramente ne vedrei la recita cascare e mi accorgerei che la maschera da "realizzato", in realtà, nasconde un uomo vizioso, iroso, narcisista etc.

    Questo continuo sospetto non riesco proprio a togliermelo, pur con tutta la buona volontà, e mi trovo addirittura a dubitare dello stesso Buddha storico; il sospetto è che se lo avessi visto di persona — al tempo — forse avrei conosciuto nulla di più che un guru iroso, narcisista e che costruiva un culto basato sulla sua persona e su — magari — abusi sessuali su allievi e allieve. Notate bene: sto esponendo un sospetto di fondo, con la massima sincerità che ho chiesto anche a voi all'inizio di questo post. Non un punto di vista che mi sentirei di sostenere!
    Credo che sia la cronaca nera sui guru che mi (o "ci") influenza, massima esasperazione del sospetto abissale ed iperbolico della nostra epoca, in cui ogni "Dio" muore ed ogni "Buddha" muta in truffatore.


    Ovviamente (lo ripeto per evitare fraintendimenti), non sostengo che sia assolutamente così (e probabilmente non era così e non è così), ma che ho come questo sospetto che rimane: che non siano altro che un mucchio di balle di monaci ed eremiti viziosi o complessati, mezzi matti oppure — semplicemente — illusi o opportunisti e che, in realtà, non esista nessuna possibilità di liberazione, se non illusoria (ego trip vari), nessun Nirvana, né Nibbana (per chi preferisce).


    Vi prego di astenervi da ogni tipo di polemica, perché — davvero — non sto sostenendo questa tesi, ma sto esponendo un sospetto inconscio e che sto mettendo qui in maniera "conscia", più definita. Cerchiamo di creare le condizioni perché tutti possano esprimere il loro punto di vista, senza giudicare, dal momento che scopo di questo topic è proprio conoscere il più veritiero punto di vista individuale di ciascuno. Non esiste, in questo frangente, "giusto" o "sbagliato", né qualcosa che bisognerebbe credere o non credere.

    Dunque, ve lo chiedo nuovamente. Ci credete? O meglio: ci credete davvero? Aldilà di ogni pensiero desiderante, gioco di ruolo (anche inconsapevole), ego trip (che tutti abbiamo) o fascinazione intellettuale, ci credete come credete nel fatto che il fuoco bruci la legna e così via?

    Sbizzarritevi. :D io vi leggo con interesse. Cercate di essere il più sinceri possibile.
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    CITAZIONE (swami chandraramabubu sfigananda @ 4/2/2023, 20:35) 
    Ma non abbiamo a oggi un modello sufficiente del cervello per i "semplici" livelli di pertinenza della psichiatria, figuriamoci le questioni relative alla sfera dello spirito, creatività, convinzioni, etc.

    Anche se una certa affermazione su questi problemi la facesse il più grande neuroanatomista oggi vivente, l'unica cosa che si può dire è che su questo argomento la sua opinione vale quanto quella di una qualsiasi persona presa a caso per strada. Se trovi interessante riportare quello che dice è un conto, ma per supportare un punto di vista attualmente indimostrato anche per la scienza mi lascia un po' perplesso. Figuriamoci uno scienziato di tempi così remoti rispetto al progresso fatto in neurofisiologia.

    Appunto. Parliamo di metà/fine Ottocento e della polemica anti-materialista avvenuta in quegli anni nei vari settori accademici. Parè più interessante dal punto di vista della storia delle idee che per avviare un qualche tipo di dibattito sulle questioni elencate da Davide.
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    CITAZIONE (Davide S. C. @ 4/2/2023, 20:22) 
    La scienza della mente (sia occidentale che orientale) ha spesso anche connotati anatomici. Utile sapere che un grande anatomista invece di vedere gli esseri senzienti come macchine o scontri di elettroni, facesse quel rilievo. Va in direzione dell’oriente o dell’occidente cristiano e non dell’occidente materialista.

    Che rilievo? Il tuo copia-incolla si limita a citare i dubbi personali non argomentati del signor Hyrtl. Non c'è nessuna espansione argomentata circa i punti da te qui elencati. Pare più un ricorso al principio di autorità (confermato, peraltro, dalle molte righe dedicate all'elogio di questo studioso, più che ai reali "rilievi" da lui fatti) che un tentativo di mettere sul piatto qualche argomento interessante riguardo un confronto tra "psicologie".
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    Francamente, sfugge l'aggancio con il buddhismo o hinduismo di quest'ultimo copia-incolla (che, peraltro, riporta dei dubbi assolutamente personali, senza argomentazioni, impedendo qualunque ulteriore sviluppo della discussione, anche volendo).

    Edited by Ruhan - 4/2/2023, 20:11
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    Biglietto di sola andata per la Svizzera.
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    Non ho resistito. :D
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    CITAZIONE (Davide S. C. @ 29/1/2023, 11:31) 
    “ Una volta ho detto che il Supremo non può fare due cose: pur potendo creare ogni altra cosa non può creare un altro Supremo come se stesso, e non può odiare nessuno. Anche se il Supremo desiderasse odiare qualcuno non potrebbe farlo. Coloro che sono in paradiso e coloro che bruciano nel fuoco dell’inferno sono ugualmente cari al Supremo. Il Supremo è pieno di compassione per tutti, nessuno è privo del Suo aiuto. Se all’inferno una creatura meschina piange e dice: “Oh Signore, adesso non riesco più a sopportare le torture. Salvami”, allora il Supremo la ascolterà e la proteggerà come farebbe con chiunque altro. Ma voi non avete questa caratteristica. Quando vedete una persona cattiva che soffre, dite: “Ah! Gli sta bene!”; provate un odio intenso per quella persona malvagia.”

    Shrii Shrii Anandamurti Lo Yoga del Cuore

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    CITAZIONE (swami chandraramabubu sfigananda @ 25/1/2023, 14:11) 
    Ciao,

    Ieri sera in tag ho un po' sparato a zero nei confronti di maestri improvvisati. Stamattina ho trovato in tag un commento rivolto a me il cui senso era che in assenza di altro "collega" il ruolo del poliziotto stavolta l'ho fatto io.

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    Confermo la serietà della Nichiren Shu, specie qui in Italia, con l'ottimo Reverendo Shoryo Tarabini. Se si vuole continuare con l'odaimuku (diverso dal daimoku della organizzazione laica citata, sia a livello fonetico, sia a livello di significato dato alla pratica), meglio affidarsi a lui, un vero maestro riconosciuto.
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    CITAZIONE (Lanzani @ 23/1/2023, 20:52) 
    Proprio in queste ore meditavo sul fatto che avevo raggiunto un certo tipo di consapevolezza, consapevolezza che da qualche giorno viene a mancare.
    È vero quando dici che è una sorta di paura: se lasci il Daimoku non riprendo più il controllo della mia vita.
    Ma lo zen prima di tutto è, coraggio, vedersi così come si è, affrontare i propri mostri.
    Grazie per avermi risposto.

    Certo. Non c'è nulla di vergognoso nell'aver sviluppato questa paura. Fa parte dei meccanismi di attaccamento che portano a voler controllare o bloccare la realtà.

    L'importante è rendersene conto prima che diventi un vero e proprio impedimento sul proprio percorso. E tu ci sei riuscito, qualunque sarà la tua decisione. Ti auguro un buon zazen ;)
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    Il solo fatto che tu scriva... :
    CITAZIONE (Lanzani @ 23/1/2023, 15:48) 
    Come se il Daimoku mi aiuta a risolvere i miei problemi e lasciandolo la mia vita potrebbe solo peggiorare o rimanere così com'è.

    ... mostra che sei entrato in una spirale di dipendenza superstiziosa nei confronti di questa formuletta. Questo significa che, una volta dentro una organizzazione che spinge — spesso — proprio su questo argomento ("fai daimoku o..."), avresti la mazzata finale e la spirale di dipendenza, paura etc. ti porterebbe dalla parte opposta di ciò che il Buddhismo intende per "liberazione".


    Questo vale, chiaramente, per ogni pratica, ma in nessun centro Zen troverai mai qualcuno che ti dirà "attento, se non mediti...", rinforzando la tua dipendenza, mentre questo (purtroppo) avviene molto spesso nei centri della organizzazione da te nominata, magari anche in forma indiretta e non per forza maliziosa (è una forma mentis comune a molti dei suoi aderenti: la forma mentis "superstiziosa" in senso antico, ovvero quella secondo cui più fai daimoku e meglio è; e se non lo fai, viceversa).


    Ritengo sia per te migliore recidere, immediatamente, questo tipo di dipendenza (impaurita) da una pratica particolare. Sarebbe meglio indirizzarti verso un tipo di pratica che insista sulla "assenza di scopo" della pratica stessa, di modo da fare da contrappeso a questa tua tendenza a sviluppare dipendenza verso la pratica. Lo Zen andrebbe più che bene per questo fine, dato che la sua insistenza sul "meditare senza pretese" e "senza scopo", impedirebbe, quantomeno, di rafforzare qualsiasi tipo di dipendenza e — probabilmente — ti potrebbe addirittura aiutare nell'eliminare (quasi) del tutto questa tua tendenza.

    Insomma, ti consiglio di smettere più che per la pratica in sé, proprio perché hai iniziato ad avere verso di essa un tipo di relazione malsana. Meglio sdradicare ora, piuttosto che in seguito, quando il legame sarà ancora più stretto e difficile da recidere.

    Auguri! :)
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    Grazie davvero. Scaricato!
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    CITAZIONE
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