Buddhismo Italia Forum

Posts written by eizo

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    CITAZIONE (Alessio Rando @ 4/4/2024, 11:15) 
    È possibile in qualche modo equiparare il Buddha cosmico (o Adibuddha) del Mahayana al Brahman o al Dao? Oppure sono concetti completamente diversi del divino?

    che io sappia, nel Mahayana il concetto di Adibuddha è spesso associato a quello di Tathagatagarbha.
    se dunque si considera la Natura di Buddha come principio originante, sorgente e fonte della vita e altrettanto si crede del Brahman o del Dao, personalmente non vedo quale problema ci sia nell'equipararli
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    CITAZIONE (**Destiny** @ 4/4/2024, 11:46) 
    CITAZIONE
    a me invece sembra un po' un minestrone...

    Molto inverosimile definirlo minestrone, considerata l'origine nella stessa cultura, la condivisione di concetti fondamentali e di molte divinità, la somiglianza o identità di molte idee; e sopratutto il fatto che ciò che io ho detto non è certo un minestrone inventato da me mischiando a tavolino cose diverse, ma è credenza comune, da secoli, e quindi è Tradizione e Religione, presso molte popolazioni o linee di pratica ai margini tra Buddhismo e Induismo (come tra i nepalesi, e con qualche sfumatura differente in molti luoghi del Sud Est Asiatico)

    non definisco niente, caro, e se parlo di "minestrone" non lo faccio certo in modo spregiativo o altro, anzi.
    per come la vedo io, quindi opinione del tutto personale, tutte le tradizioni religiosospirituali attualmente praticate, buddhismi vari compresi, potrebbero infatti considerarsi tali.
    in ogni caso la mia età un po' una provocazione nei confronti di chi categorizza e critica le cose molto spesso senza neanche conoscerle, e questo ovviamente non riguarda certo te.
    tutto qui.
    ciao, e grazie per la risposta :)
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    CITAZIONE (Alessio Rando @ 3/4/2024, 11:26) 
    CITAZIONE (**Destiny** @ 3/4/2024, 10:55) 
    A me sembra più che evidente il fatto che il Dharmakaya sia l'equivalente del Brahman, che le emanazioni Sambogakaya siano equivalenti delle più alte Divinità hindu, e che i Nirmanakaya siano equivalenti degli Avatara.
    Per me è evidente, ma i buddhisti più ortodossi potrebbero non accettare tale visione

    È una visione interessante e può avere anche un senso dato che il buddhismo è nato in India

    a me invece sembra un po' un minestrone...
    e poi ve la prendete coi buddhisti modernisti?
    ma fatemi il favore! :lol:
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    CITAZIONE (*Francesco @ 2/4/2024, 23:15) 
    CITAZIONE (eizo @ 2/4/2024, 17:17) 
    /www.youtube.com/watch?v=lpYSFPO7pqw
    wannabebuddha... o wannabequelo? :lol:

    ...la terza che hai detto :D

    :lol:

    se non altro l'ho detta in nobile silenzio! :lol:
    ciao caro! :lol:
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    CITAZIONE (Alessio Rando @ 2/4/2024, 17:34) 
    CITAZIONE (**Destiny** @ 14/3/2024, 11:25) 
    Anche qui si tratta di un misto di queste cose.

    Ad esempio, pongo la questione in un altro modo: inutile dire che, nel modo in cui appaiono le varie Divinità nelle varie tradizioni, ci sono in queste forme anche elementi che sembrano essere culturalmente condizionati.

    Premesso che il modo in cui una Divinità appare e viene descritta o rappresentata è semplicemente una Forma o una Maschera, la vera Divinità invece è sopratutto la Sostanza o il Flusso di Potere che c'è dietro tale maschere.

    La domanda però è: la forma in questione, che in apparenza è culturalmente filtrata, è emanata dal Flusso o creata dagli umani?

    Non c'è una risposta precisa perché possono essere vere entrambe le cose: il Flusso ovvero può ispirare una determinata Maschera (che apparirà nelle esperiene mistiche, nelle visioni sciamaniche, nelle ispirazioni artistiche, etc)... ed ecco quindi che tale forma andrà a plasmare la cultura di un popolo. Oppure, può capitare anche il contrario: la cultura di un tale popolo porterà qualcuno ad immaginare la Divinità con una tale forma ed una specifica maschera. Ed ecco, quindi, che il Flusso si riverserà in questa Maschera per entrare in comunicazione con gli esseri umani. E se ciò non accadrà, perché tale popolo è troppo lontano dal Divino, o la Maschera in questione è troppo incompatibile con gli Dei a livello vibrazionale, tale maschera verrà comunque riempita da qualcos'altro, come spiriti inferiori.

    La stessa cosa può essere vera anche per i Buddha e bodhisattva della tradizione Mahayana e Vajrayana?

    a rigor di termini, un bodhisattva e' un sattva, appunto, ovvero un essere senziente, non un dio
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    wannabebuddha... o wannabequelo? :lol:
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    ma te la ricordi questo chicca?



    di risate così oggi non se ne fanno più, ne' in guerra ne' in pace? :lol:
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    CITAZIONE (SER GIO @ 31/3/2024, 10:54) 
    Fantasia scrive:
    <<A me sembra, invece, che senza l'idea di rinascita il Dharma si riduca a una sorta di "psicologia" per vivere bene in questa unica vita, senza alcuna pretesa di trascendenza>>.





    Vorrei aggiungere alcune informazioni sulla nascita del cosiddetto “buddhismo modernista”, che altro non è che un neo-buddhismo.
    Va subito precisato che per “buddhismo modernista” non si intende un buddhismo che vive nell’epoca moderna, ma di un vero e proprio nuovo buddhismo che non esisteva nel buddhismo praticato nel periodo pre-moderno o quello che si usa chiamare “buddhismo tradizionale”.
    Il tedesco Heinz Bechert è stato il primo a stabilire in ambito accademico come categoria di studio il concetto di “buddhismo modernista” (si è ispirato alla francese nonché teosofista David-Néel che per prima a usato la definizione di “buddhismo modernista”). Nel suo libro “Buddhismus, Staat und Gesellschaft” , Bechert descrive il “buddhismo modernista” (per esempio R. Gombrich e G. Obeyesekere sottolineando la forte influenza cristiana sul fenomeno, amano invece parlare di “buddhismo protestante”) come un movimento di rinascita, di reinterpretazione di un buddhismo che procede in modo razionale che quindi pone l’accento sulla ragione umana, sulla meditazione e sulla riscoperta dei testi canonici (naturalmente letti in chiave razionale). Questo modernismo ha praticamente rifiutato i rituali sia quelli exoterici (sutra) che soprattutto quelli esoterici (tantra e esoterismo buddhista), il culto delle immagini come avvenivano nei templi sacri; per quanto riguarda le pratiche “popolari” vengono bellamente ignorate, tutte le conoscenze sulla magia, la magia che viene considerata come una cosa da evitare se non da distruggere, mentre si da grandissimo spazio alle riforme sociali e spesso vengono associate in Asia ai vari nazionalismi.
    Vi è una forte volontà di demitizzazione, oserei dire un odio verso i miti tradizionali , e soprattutto verso la cosmologia tradizionale (spesso interpretata in chiave psicologica) che ha permesso ai modernisti di presentarsi e presentare il buddhismo come una “religione scientifica” prendendo così le distanze dalla altre religioni che loro considerano dogmatiche e basate sulla fede e credenze non razionali. Infatti insistono moltissimo nel presentare il buddhismo come una filosofia o una scienza piuttosto che un credo o una religione o una magia, inoltre gli autori (che siano monaci o laici asiatici o simpatizzanti euro/americani) insistono molto sull’ottimismo del buddhismo per contrastare la visione pessimistica dei primi accademici occidentali), sono molto preoccupati sul lavoro sociale, la democrazia e l’uguaglianza in tutte le sue forme, l’ecologia ecc ecc, tutti i temi che il Dalai Lama (attualmente il più famoso esponente del “buddhismo modernista” vivente) narra nei sui tantissimi libri.

    Tutti i “modernisti” sono in perfetto accordo nel considerare la “meditazione” quella democratica aperta a tutti e resa popolare dai “centri di meditazione” (la tradizione prevedeva al contrario una lunga preparazione e qualificazioni precise all’intero di una ritualità importante prima di affrontare le pratiche meditative), come il cuore della pratica buddhista e strumento per rivitalizzare i testi canonici.

    Questo è il “buddhismo modernista” (naturalmente vi sarebbe moltissimo altro da chiarire) e se ci si riconosce non si deve pensare di essere gli unici esponenti del “vero buddhismo” finalmente riformato e purificato grazie all’ausilio di conoscenze umane, rifacendosi semplicemente ad una lettura di parte dei Sutra canonici o al seguito di qualche “modernista”, ma essere coscienti che il buddhismo è altro ancora e ancora e ancora, un universo ampissimo dalle conoscente inarrivabili alla nostra piccola psiche umana. Occorre altro, molto altro per avvicinare il Dharma anche solo superficialmente. Ci troviamo davanti ad un gigante non ad un nostro amico o vicino di casa.

    ti ringrazio anch'io :)

    se apriamo un qualsiasi recente libro sulle origini delle religioni, vediamo che c’è un punto sul quale tutti gli autori concordano. Concordano sul fatto che la religione nel mondo è sorta per la paura. L’uomo primitivo temeva i tuoni e i lampi, l’oscurità e le tempeste, e tutte le cose che non era in grado di comprendere o di controllare. Il suo metodo per evitare i pericoli che intravedeva in questi fenomeni naturali consisteva nel mostrare umiltà e sottomissione, come pure rispetto e reverenza, a seconda di quello che percepiva come più appropriato.
    in seguito, con lo svilupparsi della conoscenza e della comprensione, la paura per la forza della natura si modificò in paura per i fenomeni più difficili da capire. Le religioni fondate su rispetto e timore nei riguardi dei fenomeni naturali, come pure di spiriti ed esseri celesti giunsero a essere ritenute irragionevoli e ridicole. La paura degli esseri umani divenne ancor più raffinata, e si trasformò in paura per la sofferenza, quella sofferenza che non può essere mitigata da alcun mezzo materiale. Arrivarono a temere la sofferenza insita nella nascita, nell’invecchiamento, nel dolore e nella morte, nel dispiacere e nella disperazione connessi al desiderio, all’ira e alla stupidità, una sofferenza che non può essere alleviata da alcun potere o ricchezza. Molto tempo fa in India, un territorio nel quale viveva un gran numero di pensatori e investigatori, le persone intelligenti invece di rendere omaggio a esseri soprannaturali iniziarono a cercare i mezzi per vincere la nascita, la vecchiaia, la sofferenza e la morte, i mezzi per eliminare l’avidità, l’odio e le illusioni. Da questa ricerca nacque il buddhismo, un’elevata religione basata sulla visione interiore profonda, un modo per vincere la nascita, la vecchiaia, la sofferenza e la morte, un metodo per distruggere le contaminazioni della mente. Il buddhismo ha le sue origini in quest’ultimo genere di paura, proprio come fanno tutte le religioni fondate sull’intelligenza. Il Buddha scoprì come sconfiggere del tutto ciò di cui l’uomo ha paura: scoprì un metodo pratico, ora chiamato buddhismo, per eliminare la sofferenza


    (ajahn buddhadasa)

    e qui mi fermo
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    CITAZIONE (Fantasia @ 30/3/2024, 18:10) 
    CITAZIONE (eizo @ 30/3/2024, 11:02) 
    non so se hai letto la sua vita, ma buddhadasa visse in periodo di estrema politicizzazione e relativa corruzione del clero buddhista thailandese.
    in questo senso, oltre che modernista, fu un vero e proprio riformista in ambito theravada.
    anche da qui il suo rifiuto per qualsiasi tipo di identificazione religiosa: credo che avesse visto di quante porcherie fossero capaci i cosiddetti "buddhisti" stessi per potersi classificare e definire come uno di loro

    Confesso di non conoscere adeguatamente la biografia di Buddhadāsa e ti ringrazio per avermene dato qualche elemento. Mi sembra di capire che la sua presa di distanza dalle identificazioni religiose dipendesse dalle contingenze storico-politiche cui assistette, e in questa luce il suo "ecumenismo" fosse conforme alla volontà di appianare le divergenze nel tentativo di costruire una sorta di "fratellanza" universale, di là dalla faziosità che troppo spesso storicamente si è accompagnata alle religioni maggiori. Il che è lodevole sul piano delle intenzioni, ma quanto realizzabile concretamente? Torno a ripetere che esistono, piaccia o meno, differenze irriducibili tra le religioni maggioritarie, motivo per cui gli "esperimenti" di dialogo interreligioso alla fin fine non vanno molto oltre un generico "volemose bene".

    ma grazie e a te, figurati :)
    buddhadasa non promosse alcun tipo di ecumesismo, si limito' semplicemente a dialogare con esponenti di altre religioni, tra cui anche studiosi.
    si dedico' peraltro alla pratica di una forma di buddhismo molto semplice che comprendeva anche lo studio e la ricerca in particolare riguardo gli antichi testi pali.
    tutto qui
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    CITAZIONE
    Limitando le mie considerazioni alla tradizione theravāda, per il fatto di essere quella che conosco meglio, Buddhadāsa è infatti, per me, un buon esempio di "modernismo". Lui ha sostenuto - tra le molte altre cose - che tutte le religioni in ultima analisi siano essenzialmente unitarie e non differenti, anzi addirittura inesistenti, una volta attinta la vera natura delle cose, non suscettibile di denominazione nei termini di questa o quella forma religiosa (ivi inclusa quella "buddhista").

    Si tratta di una posizione discutibile. Questo "ecumenismo", se da un lato è apprezzabile, dall'altro è ricolmo di difficoltà insormontabili. Come sostenere fino in fondo, coerentemente, che la Trinità in ultima analisi collimi con la vacuità, ad esempio? Buddhadāsa parla di una realtà ultima non categorizzabile come cristiana né come buddhista né in alcun altro modo, ma allora perché storicamente sono esistiti aspri scontri dottrinali tra, ad esempio, vedāntin e buddhisti, e persino tra buddhisti e buddhisti, e vedāntin e vedāntin, anche da parte di persone notevolmente dotate in termini intellettuali e progredite meditativamente? Śaṅkara, non proprio lo 'scemo del villaggio', arriva a dire che la più grande disgrazia dell'umanità fosse la nascita del Buddha: questo tanto per far capire l'inimicizia tra advaitin e buddhisti!

    Se, come dice Buddhadāsa, alla fine non esiste neppure il "buddhismo", come mai il più grande commentatore del Theravāda, Buddhaghosa, nel suo Visuddhimagga dice che il nibbāna possa essere raggiunto soltanto tramite il Sentiero (sottinteso, quello del Buddha: Vism XVI, 71)? O ancora, ma gli esempi possibili sarebbero molti, come mai una citazione contenuta nello stesso Visuddhimagga dice che l'unica via d'uscita (dal "condizionato") sia il Sentiero, definito come la "vera via da seguire" (Vism XVI, 25)? Se veramente le religioni in ultima analisi fossero in armonia tra loro, una via dovrebbe valere quanto tutte le altre, ma così pare non essere. Ciò può essere provato anche in base al tentativo di dialogo interreligioso portato avanti nel secolo scorso da Henri Le Saux, che per decenni si è logorato per costruire un "ponte" tra Advaita Vedānta e cattolicesimo, senza riuscirvi, almeno dal punto di vista dottrinale. Poi lui, dal punto di vista pratico, alla fine della sua vita ebbe un'esperienza "mistica" che secondo alcuni costituirebbe una riuscita sintesi "esperienziale" tra quei due mondi religiosi così differenti "teoricamente", ma siccome le sue testimonianze al riguardo sono poche e "ispirate" non abbiamo modo di analizzarle precisamente, come vorremmo, per capire cosa davvero abbia vissuto e se ciò possa essere davvero inteso come una "sintesi", sia pure d'ordine "mistico" e non "dottrinale".

    non so se hai letto la sua vita, ma buddhadasa visse in periodo di estrema politicizzazione e relativa corruzione del clero buddhista thailandese.
    in questo senso, oltre che modernista, fu un vero e proprio riformista in ambito theravada.
    anche da qui il suo rifiuto per qualsiasi tipo di identificazione religiosa: credo che avesse visto di quante porcherie fossero capaci i cosiddetti "buddhisti" stessi per potersi classificare e definire come uno di loro

    CITAZIONE
    Infine, per quanto riguarda le "etichette", trovo anch'io che a volte mal si convengano a una realtà fluida e resistente alle rigide categorizzazioni, d'altra parte, come ben sai, gli stessi buddhisti, fin dalle prime fonti che abbiamo, mostrano un forte spirito tassonomico, com'è caratteristico peraltro del pensiero indiano (pensiamo al Sāṃkhya, giusto per citare un sistema). L'Abhidhamma porta a compimento l'atteggiamento classificatorio proprio già del Buddha, quanto meno secondo le fonti più antiche che abbiamo, a lui attribuite. Del resto, anche la scienza moderna usa schemi e categorie: pensiamo alle tassonomie in biologia. Oppure, in ambito filosofico, pensiamo alla dialettica platonica. Insomma, ammetto di non comprendere fino in fondo l'avversione alle "etichette"

    mi sembra normale, sei uno studioso, no?
    definire, calssificare ed etichettare tutto e' una delle vostre peculiarita', appunto! :lol:
    ciao :)
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    CITAZIONE (Non. Io @ 29/3/2024, 23:47) 
    A proposito della reincarnazione, la gente chiede spesso: “Se non c’è un’anima, come fa a rinascere qualcosa? Che cos’è che continua da una vita all’altra, se non c’è l’anima?”. A dire il vero, la teoria della reincarnazione non appartiene al buddhismo, ma all’induismo. Secondo la visione induista della reincarnazione, passiamo da un corpo all’altro. Se siete nati in una casta inferiore, dovete attendere la prossima incarnazione, la prossima vita, per rinascere eventualmente in una casta superiore.

    Nel buddhismo verrebbe considerata superstizione, perché non può essere dimostrata e invita a pensare che nascere in una certa classe o in una determinata casta sia segno di purezza. Tutti possono constatare che nasce nella casta brahminica può essere spregevole, corrotto e impuro esattamente come il più miserabile degli intoccabili. Sappiamo anche che un intoccabile può essere puro di cuore se vive una vita dignitosa e fa uso della saggezza.

    Estratto dal link seguente:

    https://santacittarama.org/2019/08/12/il-k...e-la-rinascita/

    e non a caso anche sumedho viene considerato appunto per molti versi un "modernista", nonostante di rinascita parli eccome.
    quello che da par mio trovo curioso e' che, soprattutto in ambito theravada, i cosiddetti modernisti siano proprio molti di quei maestri che paradossalmente hanno fatto propria la Via del Buddha nella sua manifestazione piu' antica e pura.
    del resto parliamo di gente che il buddhismo lo vive ogni giorno sulla propria pelle e lo pratica per vera e propria vocazione - non per niente si tratta di monaci! - aldila' di qualsiasi definizione o etichetta

    p.s. ciao Non.Io!
    modifico il messaggio per salutarti così non mi sgridi di nuovo! :lol:

    Edited by eizo - 30/3/2024, 11:16
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    p.s.

    un essere non nasce da un essere. un essere non nasce da un non essere. un non essere non nasce da un non essere. un non essere non nasce da un essere.
    un essere non nasce da se stesso, ne' nasce da altro, ne' nasce da se stesso o da altro. e allora come nasce?
    chi crede all'esistenza di un essere e' vittima, in conseguenza, delle teorie dell'eterno e dell'annientamento


    (madhyamakakarika, critica della produzione e della sparizione)

    se non altro dopo il Buddha e' arrivato nagarjuna a girare per la seconda volta la ruota del dharma e a chiarirci le cose! :lol:
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    CITAZIONE
    Io penso che il test sia grossomodo il seguente: vedere uno di quei bei filmatini su YT in cui si arrostiscono o si friggono vivi animali che chiaramente stanno soffrendo le pene dell'inferno, pensare che basta un arresto cardiaco per trovarsi in 10 minuti scarsi in una padella simile da qualche altra parte e decidere di correre ai ripari. Ovviamente so che questo vuol dire escludere due terzi dei Buddhismi autentici di oggi, e non penso certo che chi non vede le cose in quel modo sia una specie di eterodosso.

    Quello che dico è che in troppi casi non si tiene presente che il Buddha, mutatis mutandis, era preoccupato di finire in padella e per questo lasciò il palazzo.

    ok, pero' io dico... se il Buddha era davvero così preoccupato di finire in padella, come mai alla fine si mangio' il maiale cotto - o magari crudo, chissa'! :lol: - e ci crepo' pure? :lol:
    mutatis mutandis, ovviamente, mutande in primis! :lol:
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    CITAZIONE (*Francesco @ 29/3/2024, 20:35) 
    CITAZIONE (eizo @ 29/3/2024, 16:10) 
    magari accendete voi due... io nel frattempo ci bevo su! :drinks_wine: :lol:

    alla salute..! :) e da lacrime agli occhi per il ridere il pensiero del compianto funari

    solo che io oramai sono abituato e c'ho il callo... il problema e' semmai della carne tenera di chi deve ancora farla... l'esperienza :lol:

    :lol:



    la carne tenera... o la mortadella? :lol:
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    p.s. dimenticavo: c'e' chi considera un modernista anche il Dalai Lama... quindi figurati! :lol:
8103 replies since 12/11/2011
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