Buddhismo Italia Forum

Posts written by Yudo‚ Kamesennin

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    CITAZIONE (ChakraDiPassaggio @ 24/12/2020, 10:48) 
    Bodhisattva e santi sn due cose diverse. I santi avevano il martirio ma non è così per quelli buddhisti. Nel buddhismo è luce irradiata dalla mente sottile non folgorazione cm nel cristianesimo.

    Scusa ma non tutti i santi della Chiesa cattolica sono martiri (senon nel senso letterale: testimoni.
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    Quel che rimane, è che è sempre possibile per un cristiano applicare il metodo buddhista. E persino frequentare un maestro buddhista che non ti chiederà mai di rinunciare al tuo cristianesimo.

    Ovviamente, per uno che procede sulla via, deve per forza arrivare un momento in cui ci si dovrà scegliere, ma non è un problema. E' problema per un cristiano che dovrà tenere questi sperimenti sotto cappa, perché troverebbe un sacco di correligionari che gli direbbero che sta sbagliando, che sta traviando ecc.
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    CITAZIONE (Giuseppe Nero @ 30/11/2020, 21:11) 
    Io sono omosessuale

    E che cazzo importa? (L'improperio è appositamente scelto :D )
    La cosa più importante è di non essere uno stronzo. Di non essere scorretto con la gente che, forse non ti piace, ma agisce correttamente con te, e di non lasciarti pedinare sopra, anche da una persona che ti piace.
    Non ti sto dicendo che elaborare un tale atteggiamento sia del tutto facile. Anzi, se ti ci adoperi, dovrai accettare parecchi errori, ma se lo fai, vedrai a poco a poco che la tua vita diventerà sempre più armoniosa.

    Come dici questo, vengo a capire perché ti lamenti della tua vita infelice. Ma te lo dico con sincerità: più agirai secondo l'etica nella tua vita privata (e non soltanto sessuale) e più sarai felice.
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    CITAZIONE (Giuseppe Nero @ 26/11/2020, 01:37) 
    Quindi i deva preta asura non esistono realmente ma sono solo dei simbolismi?

    Il fatto che una cosa esisti solo a livello simbolico non vuol dire che non esista realmente: anzi! Bisogna vedere, a volte, il loro potere nocivo.

    Ma checchessia la realtà o meno dei deva, degli asura, dei preta, hanno comunque una corrispondenza tra gli esseri umani. E un deva (in questo senso, cioè una star, un people, non avrà mai l'incentivo in sua vita per fare gli sforzi necessari per essere un essere umano ed ancora meno per accedere alla buddhità.
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    Serpente è generalmente simbolo di sesso maschile, mentre il gatto (la gatta) lo è del sesso femminile. La lingua del serpente che esce dalla bocca del miccio è relativamente ovvia. Quanto al serpente in un vaso, ancora una volta, il sesso femminile E' un vaso.

    Il fatto che vai a pugnalare il serpente potrebbe essere un tuo rifiuto della sessualità.

    Non so se è il caso, ma è ciò che mi viene in mente;

    A quel punto vorrei far presente la differenza dell'atteggiamento tra buddhismo e cristianesimo sul sesso; i divieti buddhistici sul sesso non sono cagionati dal fatto che il sesso sarebbe male, ma bensì che deve essere condotto in modo responsabile. Per cui è vietato ai monaci: quelli che vivono da rinuncianti non possono adirsi al sesso, perché quella è la rinuncia più importante, più difficile, ma più necessaria, visto il vincolo che rappresenta per l'essere umano.
    Ma per chi monaco non è, rimane importantissimo di usarlo in modo responsabile. Non farlo con minorenni, non farlo con gente sposata, ecc.
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    Non vorrei essere pesante, ma mi pare che questo sogno abbia delle tonalità sessuali piuttosto forti. Un gatto che si mangia un serpente...
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    CITAZIONE (Giuseppe Nero @ 29/11/2020, 03:02) 
    Vabbè sta di fatto che io penso di essere una brava persona e tutta sta sofferenza sinceramente non me la merito poi vedo gente malvagia vivere nel benessere e nel godimento

    Certo, ma, vabbe', io alla tua età ho sofferto tanto. Niente andava: la gente non mi sopportava, ero abbandonato dai miei, niente mi riusciva, e i motivi di insoddisfazione erano tanti.
    Eppoi, arrivato ai 45 anni di età, mi sono accorto che, persino nei momenti più difficili (tipo ridotto a dormire all'aperto, eh, intendiamoci), si è sempre trovata gente brava per darmi la mano e ho dovuto convenire che a volte, anche con questa gente ero stato uno stronzo.

    Comunque, la scoperta del Buddha sotto al suo albero era abbastanza semplice. Tanto infatti, che allo scorprirlo, egli si disse: "Questa facenda è cosìcche, se la racconto in giro, nessuno mi crede!". Era che tutto è capace di trasformarsi in insoddisfazione. Siamo circondati da gente che non sopportiamo (o che non ci sopporta), non possiamo avere vicino la gente che vogliamo, quel che abbiamo non ne vogliamo, e quel che vogliamo, o non lo abbiamo, o si guasta in un modo o l'altro. C'è ne di causa di essere insoddisfatti! Paragonò questo fenomeno ad una ruota che cigolia. Gnic ginc gnic, ad ogni giro di ruota, con questa sensazione di un punto duro che ti obbliga a pedalare più forte su quel punto lì. (Cosa? Non c'erano le bici alla sua epoca? Ma perlomeno c'erano i carri, no?)
    Beh. Scoprì anche che il tutto veniva causato dalle nostre aspettative. Tu t'immagini una vita di sogno, e la paragoni con la realtà e crolla tutto. Ti diletti di una cosa, di una persona, e bam! Finisce la cosa o se ne deve andar via la persona.
    Logicamente, capì che il modo di non soffrire da questi momenti di fastidio era di lasciar perdere e di accettare che le cose hanno un fine e di fare i conti con la realtà.

    Ma il più interessante è che insegnò che il modo di fare questi conti con la realtà è quel che chiamò l'Ottuplice Sentiero: otto modi di fare le cose proprio come ci vuole. Dire le cose correttamente. Agire correttamente. Guadagnarsi il pane correttamente. Fare gli sforzi corretti. Portare l'attenzione corretta. Concentrarsi correttamente. Vedere correttamente. Pensare correttamente.
    Qualsiasi artigiano ti dimostrerebbe come ognuna di queste cose sono importanti. Quando sei artigiano, impari molto presto che fare un lavoro impeccabile significa meno lavoro, meno noie, non doverci ritoccare niente, ecc.

    Tu soffri, dici.
    Sappi che non sei solo. Ma che sei il primo agente se vuoi uscirne. Non serve grattare la piaga. Anche se ci fossero le cause misteriose e ignote della tua sofferenza, se vuoi che smetta, sei tu a dover darti da fare. Prendi ciò che hai, e non sperare in ciò che non hai o, forse, mai avrai. Alza la testa, cessa di lamentarti e guarda intorno, e sorridi. E troverai chi risponderà al tuo sorriso e ti darà la mano. Ma anche se ti da la mano qualcuno, sta ancora a te di accettare di prenderla.
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    Infatti, dire "non credo nel karma" sarebbe come dire "non credo nella legge di causalità".
    Il mondo è ciò che ne fai. E quando ci si arriva alla settantina, come il caso mio, ci si accorge ogni tanto di pagare delle cavolate di più di cinquant'anni fa'. Se questo karma non è, non so cosa sarà.
    Quanto alla gente cattiva, osservo che la cattiveria è una declinazione della stronzaggine. E, infatti, la parola "cattivo" significa proprio questo: uno cattivo è cattivo dei suoi sentimenti, dei suoi affetti, e non riesce a staccarsene, al punto di voler far pagare a tutti gli altri i propri guai.
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    Se si parte da un punto di vista Mahayana zen, si aggiunge una dimensione proprio umana agli otto stati di essere. I deva sono i "people", i straricchi, star del cinema ecc., che vivono una vita materiale strappiena, senza paura né timore di mancare, e sono adulati dal pubblico a ragione della loro situazione. Gli asura (o titani) sono mossi da un desiderio di potere, che gli fa fare di tutto per ottenere e mantenere questo potere, e sono in maggioranza politici. Gli esseri umani sono gli unici a poter conseguire la buddhità, proprio perché hanno più coscienza di tutto ciò che succede che gli esseri inferiori, ed anche di quelli superiori, proprio perché questi non hanno niente che li possa far riflettere sulla loro situazione; Gli animali pensano soltanto alle funzioni di base, cioè mangiare, dormire, copulare. I demoni sono quella gente che soffre tanto che non possono accettare che altri non soffrino quanto loro, per cui fanno di tutto per rendere la vita impossibile agli altri. Finalmente, i fantasmi affamati stanno nella situazione di Tantalo nella mitologia greca: gente che avrebbe tutto, che potrebbe gioire di tutta l'abbondanza che la circonda, senza mai poter goderne. Sono gli uomini d'affari.

    Solo gli esseri umani possono conseguire il risveglio, perché sono gli unici a poter concepire e trascendere tutti questi stati, sapere quali sono le loro forze, i loro diffetti, sapere come utilizzare questi diffetti a loro vantaggio.
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    CITAZIONE (lluvia21 @ 16/11/2020, 00:03) 
    Che ruolo ha nella vostra vita tutto ciò che è ''io'', che spazio gli avete concesso/delegato e eventualmente che spazio credete potrebbe arrivare ad occupare? Quale utilità gli avete assegnato, se così è stato?

    Personalmente vivo tutto ciò che è ego come un limite, un ostacolo che mi separa dal mio ''dio interiore'', una cosa totalmente inutile. Ogni tanto, in alcune situazioni, lo riesco a percepire come la possibile ''spinta in più'', qualcosa che mi permette uno slancio, ma nulla di più; idealmente non c'è posto nella mia vita per questo, dal momento che dove c'è movimento non esiste ego, e il mio ideale è divenire movimento perpetuo e infinito.
    Dove vi porta il vostro livello di coscienza al riguardo?

    Tutto dipende dal punto di vista che scegli per osservarlo.
    "Io" (ego) è una finzione grammaticale volta a indicare, nella conversazione, chi parla. In questo è molto utile, per distinguere dal "tu", dall' "egli" dall'"ella". Il punto sta nel non prendere quella finzione troppo sul serio. E' un attrezzo. Se lo prendi troppo sul serio, sì che allora diventa un ostacolo.

    Se lo prendi (l'ego) in quanto rappresentativo della personalità, allora un'altra volta, una personalità ci vuole per poter accettare la relatività della sua esistenza. Se l'io non può esistere al di fuori dell'esistenza contemporanea del tu, dell'egli, dell'ella, allora la sua esistenza è condizionata e non ti devi preoccupare, ma il paradosso è che, non potrai afferrare questa relatività se non hai sviluppato una personalità forte o, perlomeno, soda. L'ego ha di accettare di non esistere al di fuori del suo giro di conoscenze, di relazioni ecc. La gente fragile ce la fa di meno, è logico.
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    E' una domanda alla quale non si puo' rispondere, perché nessuno lo sa, e non l'ha mai saputo. L'unica cosa certa è che ci sarà. Nel frattempo, mi pare che l'importante è di vivere una vita giusta.
    Il mio padre, ch'era medico di campagna, ci rispose, una volta che lo avevamo interrogato al proposito, che le persone che aveva visto morire più tranquille erano quelle che avevano fatto una vita riempita e giusta.
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    CITAZIONE (Lorenzo.92 @ 22/10/2020, 21:49) 
    2) Questa seconda domanda è un po' più complessa, e relativa alla pratica meditativa. Sono una persona molto insicura e temo che questo aspetto mi stia ostacolando nella pratica. Mi domando spesso o comunque più del dovuto se sto meditando bene, se la postura è corretta, su quale dei tanti "momenti presente" mi dovrei focalizzare (il corpo, i suoni, la mente ecc).

    Per la pratica meditativa stessa, è importante avere la schiena dritta. Per cui occorre fare esercizi di ammorbidimento
    (vedi http://zenmontpellier.net/it/loto/loto.html)
    ed osservare bene la respirazione addominale (ad esempio, coricandosi come per la pennica, si osserva come ci si respira: quando stiamo quasi per addormentarci, questa non si fa più che al livello dell'addome, centrato in un punto che sta a tre dita dall'ombellico).
    Bisogna avere la testa alla verticale delle cervicali. Di solito, i zenisti dicono di spingere la testa indietro e di rientrare il mento. E' esatto, ma non bisogna esagerare e immeterci tensioni inutili. La postura deve essere confortevole. Più è verticale la testa meno pesa sui muscoli della nuca.
    Il tutto è bene quando, una volta seduto/a in meditazione, si avverte la stabilità, la facilità del respiro e non si è turbati da soffocazione o troppi dolori negli arti.
    Poi inizia il lavoro interno: la mente inizia a fare i suoi giochi, la bici nel cranio si mette a pedalare a tutta forza, la mente si mette a turbinare spietatamente. E' lì, "basta" non agganciare con i pensieri: cioè ti viene una cosa in mente, non andare attivamente a sviluppare tale idea. La lasci andare e se ti accorgi dell'esserti lasciato trascinare, torna all'osservazione di ciò che stai facendo: sedere. Osserva il corpo, il respiro, ecc.

    CITAZIONE
    Leggendo anche su questo forum, credo che mi sia capitato quello che molti definiscono "attaccamento alla pratica stessa". (...) Avete qualche consiglio / dritta in proposito?

    Mettiamo che non c'è fretta. L'attaccamento alla pratica stessa succede solitamente quando la gente ha qualche anno di pratica e si sente troppo sicura di sé e si ritrova nella postura mentale in cui non ha più nulla da imparare. Il che è da evitare a tutti i costi.
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    Strano messaggio.

    Quel che scrive, lo posso concepire, ma non vedo l'utilità di scriverlo.
    Per conto mio, io ritengo che abbiamo sempre bisogno di un maestro, io incluso. Chi non è più disposto a imparare non è capace di insegnare.
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    Il problema maggiore con lo zen occidentale è, in linea di massima, la scarsa conoscenza, anche da parte degli insegnanti, dei fondamentali del buddhismo.Ci vuole dire che i tibetani hanno una didattica fortissima; non condivido ovviamente il metodo ma penso che per iniziare sia una cosa buona. Le cose avanzate non ti le insegnano, comunque, quando sei principiante.

    Per lo zen, bisogna essere estremamente attenti: dovuto a circostanze particolari, è sovente che i dirigenti di dojo abbiano, coscientemente o meno, più un "power trip" che una voglia di aiutare gli esseri. E non bisogna neanche badare alla gente che si crede che l'equanimità si l'ostilità verso i problemi altrui...
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    L'ho più volte menzionato, ma mi ripetero': il nostro problema è che le nostre radici, sin dagli ultimi 2000 anni, sono monoteistiche. Cio' significa che profondamente insito nella nostra mente l'idea che se uno ha ragione, l'altro deve per forza avere torto. E' sempre il NOSTRO dio ad essere quello vero. Una mentalità, quindi, pronta ad escludere, a scommunicare, a definire relazioni esclusive e posizioni intransigenti, per non dire dogmatiche ("cio' che si deve credere senza fare domande").

    Poi, c'è troppa gente che ha un atteggiamento di rigetto amaro contro la religione di nascita, ed è un po' come se s'immettesse nel Buddhismo per fare un dispetto alla religione di partenza. Con questo non si puo' combinare niente di buono.

    Invece, bisogna fare i conti con (per lo più di noi) il cattolicesimo, vedere cosa c'è da guardare, cosa c'è da buttar via. Durante il Medio Evo, il cristianesimo romano ci ha levato dai piedi la schiavitù, e non è una cosa da poco; ed ha portato in alto lo statuto della donna, anche questo non cosa da poco. Ha dato una spinta fortissima alla mente soccorrevole e ci saranno anche qualche altre virtù che meritano di essere tenute. Io, per conto mio, ho riportato il culto della madonna su della versione femminile di Avalokiteshvara (Madonna dei Suoni), e encorraggio chiunque a farlo anche. Se visito una chiesa, accendo una candela e faccio l'invocazione in dieci righe alla Madonna dei Suoni.

    Ma ci sono delle cose del cattolicesimo e del cristianesimo con cui penso si debba imperativamente fare a meno: il dogmatismo, l'intransigenza, la durezza di chi si sente superiore verso di chi viene visto come inferiore, la mancanza di parola amabile, l'irresponsabilità che va di pari con l'idea che tutto cio' che succede è il fatto di un signorone barbuto li' da qualche parte, e non dalla legge di cause e conseguenze e quindi i fatti nostri.
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