Buddhismo Italia Forum

Posts written by Ruhan

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    CITAZIONE (Ptaah @ 6/4/2024, 08:42) 
    CITAZIONE (Ruhan @ 6/4/2024, 08:35) 
    Resta il fatto che il buddhismo (di ogni tradizione e setta) ha premesse che si pongono direttamente in contrasto con quelle delle tradizioni hinduiste. E questo fin dalle origini.
    Non ha alcun senso rimandare un buddhista ad un insieme di tradizioni che, dal punto di vista dottrinale e filosofico, NON è buddhista. Non più di quanto non abbia senso rimandare un musulmano al cristianesimo, solo in base alla maggiore antichità di quest'ultimo.

    Qui dovrebbe partire la classica e sempreverde discussione sul rapporto che intercorre tra Atman, Brahman, Anatman, Natura di Buddha, e Dharmakaya XD Ma non ne so ancora abbastanza.

    In particolare a me piacerebbe leggere i sutra dove si parla di Anatman, dharmakaya e Natura di Buddha, e capire quanto questi concetti siano stati insegnati dal Buddha e quanto invece dalla elaborazione monastica posteriroe, in particolare per l'anatman, che sospetto fortemente essere stato manipolato dai monaci in seguito (è solo una mia ipotesi, non ne ho ancora conferma).

    Dal momento che la dottrina riguardante "anatta" compare già nel Canone Pali e dato che si tratta di una dottrina fortemente polemica nei confronti delle altre dottrine indiane del periodo che affermavano (in vari modi) l'esistenza di un qualche tipo di "sé" immutabile in senso classico, risulta altamente improbabile che il Buddha storico abbia insegnato l'esatto contrario. Dovremmo, perlomeno, avere attestazione documentale di una qualche spaccatura interna ai seguaci buddhisti, con un gruppo rimasto fedele a delle supposte "origini" filo-atman e un secondo gruppo di "eretici" filo-anatman. Cosa che non risulta da nessun documento in nostro possesso, rendendo altamente improbabile l'ipotesi di una invenzione o manipolazione successiva, a carico di redattori o monaci. Anche volessimo pensare ad un grande complotto, in cui i monaci eretici avrebbero scritto cose, senza minimamente nominare (polemicamente) i propri antichi compagni, risulta molto strano che non vi sia alcuna traccia che ce lo mostri. Questo tipo di operazioni lasciano tracce, perché quelli che rimangono fedeli alle vecchie dottrine, di norma, producono materiale polemico. Materiale che dovrebbe esserci arrivato, se la tua ipotesi fosse vera.

    Anche le ricerche storiche più avventurose (quelle che negano l'esistenza di un qualsivoglia reale Buddha storico) parlano del buddhismo come un fenomeno dottrinale nato in polemica con il jainismo (in particolare) e con le altre tradizioni del periodo.

    Pure ipotizzando (come hanno fatto alcuni, ad esempio Gombrich) che la dottrina Pudgalavada sia più simile alla dottrina originaria dei primissimi seguaci del Buddha storico e che la sistematizzazione successiva della dottrina "anatman" sia una radicalizzazione in senso riduzionista, rimane il fatto che anche la dottrina Pudgalavada ha un concetto di "sé" o "persona" che entra in polemica con la dottrina del "sé" come natura immutabile presente nella maggioranza delle tradizioni hinduiste.

    Qui il problema non sta in differenze abissali, ma in differenze sottili, e tuttavia fondamentali, che rendono assurdo consigliare ad un buddhista (ieri e oggi) di diventare hinduista o jainista. Si tratta di cose diverse, con premesse che contrastano tra loro, e che attraggono soggetti diversi, con interessi filosofici e religiosi diversi.

    Edited by Ruhan - 6/4/2024, 10:11
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    CITAZIONE (Ptaah @ 6/4/2024, 08:16) 
    (Resta il fatto che l'Induismo è più antico di entrambi però).

    Resta il fatto che il buddhismo (di ogni tradizione e setta), anche a fronte di eventuali somiglianze dettate dalla comune origine contestuale, ha premesse che si pongono direttamente in contrasto con quelle delle tradizioni hinduiste. E questo fin dalle origini, pure in toni polemici.
    Non ha alcun senso rimandare un buddhista ad un insieme di tradizioni che, dal punto di vista dottrinale e filosofico, NON è buddhista. Non più di quanto non abbia senso rimandare un musulmano al cristianesimo, solo in base alla maggiore antichità di quest'ultimo.
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    CITAZIONE (Ptaah @ 14/3/2024, 14:22) 
    E' chiaro dai risultati della moderna filosofia e epistemologia, che non è possibile una metafisica come scienza, nè come filosofia esatta tratta da princìpi primi. L'unico modo a cui possiamo approcciarci alla metafisica è quello della fede.

    CITAZIONE (Ptaah @ 14/3/2024, 14:22) 
    Lo Stoicismo è una religione? NO, perché la sua metafisica viene da ragionamenti filosofici, inoltre l'etica stoica non deriva direttamente dalla sua metafisica.

    1) mah, perdonami, ma veramente non è affatto chiaro, tanto che l'affermazione che riporti è stata contestata infinite volte da quando Kant la formulò per la prima volta. La tesi kantiana riguardo l'impossibilità della metafisica come scienza non si applica ad ogni possibile senso della parola, ma unicamente alla metafisica intesa in senso teoretico (applicata a mondo, anima e Dio, intesi come "enti" o all'ente in quanto ente: metafisica speciale e generale, nel linguaggio kantiano). Tanto che Kant una metafisica la costruisce eccome e la chiama tale: quella dei costumi. Il progetto kantiano si limita allo sfilare la metafisica dal campo teoretico e ad inserirlo in quello pratico. Ma non certo attraverso la fede.
    E — rimanendo a quello kantiano — si tratta di un progetto contestato a più riprese nella storia successiva, con tentativi (anche parecchio riusciti) di tornare ad una metafisica teoretica dura e pura.

    2) se l'unico approccio possibile alla metafisica fosse la fede, allora cadrebbe la tua distinzione tra "metafisica religiosa" e "metafisica filosofica" che illustri attraverso l'esempio degli stoici. Se questi, convinti di ragionare, avessero unicamente "sperato" (avuto fede) — perchè questo è l'unico approccio ad ogni metafisica, secondo la tua premessa — allora dovremmo definire anche lo stoicismo una religione.

    3) non è vero che la filosofia moderna o quella contemporanea escludano ogni approccio alla metafisica come disciplina ben fondata o ben fondabile. E, che mi risulti, la maggioranza dei filosofi contemporanei (o anche post-kantiani) che si siano occupati di essa non hanno mai sostenuto che la loro fonte fosse la fede. Puoi tranquillamente credere che (sotto sotto) essi si siano illusi o si illudano. Ma rimane non vero che la filosofia creda ad una metafisica come oggetto di fede.

    4) che l'etica stoica non derivi dalla loro metafisica è una tesi poco sostenibile storiograficamente. L'intera concezione etica degli stoici è da loro dedotta a partire dall'idea che l'uomo sia portatore del Logos universale e, quindi, dal fatto che per l'essere umano sia necessario vivere (al pari di un cosmo in piccolo) secondo esso.

    5) non è nemmeno vero che tutte le metafisiche religiose siano basate sulla fede; la stessa Teologia cristiana non è interamente basata sulla fede, ma evitando quel terreno scivoloso, le religioni orientali, specie indiane, sono perfetti esempi di metafisiche di cui gli esponenti hanno tentato di dare fondazioni approssimativamente precise.

    6) esistono esempi di concezioni teologiche totalmente basate su dimostrazioni ed escludenti la fede o forme di adorazione. Spinoza è l'esempio più classico.

    7) anche concetti come "materia" o "materialistico" mi pare abbiano (nella tua classificazione) lo stesso difetto di semplificare qualcosa di troppo complesso. Esistono metafisiche filosofiche che la "materia", addirittura, la negano. Pur non essendo religiose.

    8) il tentativo di dire "cosa" sia religione è davvero un'impresa difficile; il mio campo proprio è quello filosofico, ma ho avuto modo di seguire (anche a livello accademico) la ricerca storica applicata alle religioni. E la discussione scientifica circa il cosa sia esattamente una religione, e cosa la distingua dal resto degli approcci, è una delle più complesse di quel campo. Vedi tutto l'acceso dibattito tra Petazzoni, Croce e Omodeo, per rimanere al secolo scorso. E, ad oggi, le cose sono ancora più intricate.

    9) in filosofia trovi di tutto: contestatori radicali di ogni metafisica o filosofi che quella disciplina continuano a praticarla, contestando agli antimetafisici di avere, anche loro, una metafisica. Ne esistono di tutti i colori.

    Anche in campo analitico abbiamo avuto un Carnap che ne dice di peste e corna contro la metafisica come disciplina insensata (in quanto basata sulla formulazione di asserzioni incapaci di essere empiricamente verificate). Poi, abbiamo avuto il suo allievo, Quine, che la riabilita, contestando il maestro.

    Ad oggi, il dibattito metafisico è ricchissimo. Vedi anche solo tutto il dibattito sul realismo speculativo e che interseca USA ed Europa, con nomi quali Harman, Brassier, Meillassoux, Grant o, in Italia, Ferraris, De Caro e tanti altri.
    O vedi tutti i dibattiti circa la natura metafisica del tempo, tra presentisti, eternalisti e altre bestie ahah

    Ma, in generale, è difficile anche solo seguirne ogni singola classe di problemi ed è necessario fare delle scelte, in base ai propri gusti filosofici, per non perdersi in un mare di dibattiti su oggetti e questioni molto diverse, munite di terminologie proprie e, spesso, di nicchia :D

    Difficile dichiarare morta una disciplina vivissima e che della fede non sa che farsene.

    Edited by Ruhan - 14/3/2024, 20:37
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    Benvenuto. Orientarsi è una cosa che viene col tempo, attraverso le letture che uno fa e, persino, attraverso le rispettive estetiche delle varie scuole.
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    Grazie a tutti. :)

    CITAZIONE (swami chandraramabubu sfigananda @ 16/10/2023, 08:52) 
    Anche se non sono nessuno per dirlo a ragion veduta, l'ho trovata un'esposizione originale e molto adatta a una mentalità di civiltà europea che non tradisce minimamente il tema. Gli indiani hanno il solito esempio della corda che sembra un serpente ma in India di serpentelli ce ne sono tanti, da noi molti di meno. Invece di nuvole se ne vedono di più, soprattutto ora che con la rete ci passano sotto gli occhi tantissime immagini.

    Ecco. Quello che mi convince poco del classico esempio del serpente è che mette troppo l'accento sul carattere illusorio in senso puramente negativo (una illusione inutile e dannosa).

    Invece, il sentire la singolarità, il vedere "cose" e indicarle — come sappiamo — pur se finto, convenzionale, basato sui nostri bisogni di orientarci in un gomitolo complesso, scorgendo qualche provvisoria relazione etc. è utile. Il problema è che (per motivi evolutivi) ci è anche utile crederci come se non fosse una nostra operazione, ma qualcosa di ontologicamente consistente. È qui che nasce il tarlo.

    Un altro motivo per il quale ho preferito l'esempio delle nuvole è che la corda è una cosa singola che viene scambiata per altro. Invece, le nuvole sono un mucchio compatto e informe da cui è possibile isolare alcune forme a piacimento, astraendole dal resto delle nubi. Ed è molto più simile a ciò che facciamo, ad esempio, isolando (ponendo la nostra attenzione) una montagna dal resto del paesaggio, ma — in genere — in ogni nostro atto di individuazione, quando astraiamo "pezzetti" di realtà dal resto della realtà e poniamo la nostra attenzione su di essi.
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    CITAZIONE (swami chandraramabubu sfigananda @ 16/10/2023, 08:13) 
    Fantastico!

    Troppo buono!

    Spero non sia eccessivamente oscuro.
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    Né esiste, né non esiste, né esiste e non esiste assieme, né la negazione di entrambe.

    C'è la realtà che è la base della designazione. La designazione, però, non è il semplice linguaggio. Dietro la logica, dietro il principio di identità, ecco il volto della scimmia. Anzi: il volto del primo batterio che, per orientarsi, distingueva (in maniera assolutamente semplificata) elementi nel suo ambiente, ovvero: isolava alcune porzioni del reale dal resto del mucchio confuso e questo perché era evolutivamente e singolarmente utile ad un set di dati genetici (il che, come si sa da "Il gene egoista", è praticamente la stessa cosa). È lì che è nata la prima originaria forma di quello che è il nostro principio di identità. La logica e il linguaggio sono soltanto una forma più complessa di queste elementari forme di orientamento.

    Veniamo al "sé". Esso ha una utilità sempre entro questa generale economia orientativa: permette di isolare quel che ci serve isolare dal mucchio della realtà, attribuendo a tale supposta "porzione" una etichetta (inconsapevole, pre-riflessiva) utile per muoversi nel mondo. La distinzione del "sé" dalla alterità è compresa nel medesimo atto di distinzione delle "alterità" in varie unità distinte tra di loro: è la prosecuzione del movimento del batterio, il quale ritira se stesso o volge se stesso verso questo o quell'elemento (distinguendosi, elementarmente, da ciò che è altro da sé; isolandosi, perciò, in un "sé") nel medesimo atto di distinguere l'alterità in differenti unità (vantaggiose o svantaggiose etc.).

    Il "sé" non è altro che questo: una operazione di astrazione strumentale; una rilevazione di particolari strette affinità organizzative tra porzioni del mucchio chiamato "realtà". In che senso "strette affinità organizzative"? Nel senso che, se colpisco una particolare porzione di realtà, ne risentiranno anche altre organizzativamente affini in maniera stretta. Se colpisco, ad esempio, la schiena di una persona, a risentirne saranno anche tutte le altre sue "porzioni". Non ne risentirà, invece, l'albero a pochi centimetri di distanza. Eppure, tutto fa parte di quel con-fuso o inter-fuso mucchio chiamato "realtà" (che non é né uno, né molti; trascende ogni designazione). Questa affinità stretta tra "porzioni" di realtà noi la avvertiamo, grossomodo e provvisoriamente, attraverso il cosiddetto "senso del sé" (quando riguarda quelle porzioni che "siamo noi") e attraverso un, altrettanto grossolano e provvisorio, senso di "singolarità" che avvertiamo fuori di noi: ad esempio, consideriamo l'albero come un singolo oggetto.

    Semplici strumenti di sopravvivenza pratica selezionati fin dagli albori della cosiddetta "vita".

    Il "sé", dunque (per riassumere), è una semplice operazione elementare selezionata evolutivamente: diverse porzioni di realtà, strettamente affini, rilevano (se sono abbastanza complesse, come accade per le porzioni che compongono gli aggregati delle forme viventi) tale affinità sotto forma di una "informazione" che noi chiamiamo "sé" nelle sue forme più complesse.

    Perciò è come con le nuvole nella foto che ho postato. C'è un mucchio di realtà. In questo mucchio possiamo individuare delle forme secondo i nostri propri interessi e queste forme sono utili per indicare, per orientarci, per mappare strumentalmente e provvisoriamente la realtà. Ma rimangono forme verbali o indicative (se si preferisce). Non c'è davvero una identità chiamata "delfino" e non c'è neanche per un istante. Non esiste Ruhan vecchio o Ruhan nuovo. Entrambi sono semplici designazioni basate sul principio di identità; non hanno alcun corrispettivo reale là fuori, ovvero non esiste alcuna identità corrispondente che magari appaia e poi scompaia o che riappaia cambiata solo in parte. Aspettarsi ciò equivale a pensare che là fuori esistano il trapassato remoto o il futuro anteriore. Ovvero che uno strumento verbale o intellettivo, una nostra semplificazione basata su una pura astrazione, vaghi fuori dal nostro cranio nella complessità della realtà, come un fantasma in un castello scozzese.

    C'è la realtà, ovvero la base di designazione. Ma gli strumenti della designazione rimangono strumenti utili ad orientarci, provvisoriamente; essi corrispondono (in ultima istanza) a niente di reale. Semplici atti di astrazione che dicono moltissimo del nostro rapporto con la realtà e delle nostre necessità orientativo-organizzative (del rapporto di alcune "porzioni" — uso questo termine per intenderci, ma non esistono nemmeno davvero delle "porzioni": anche questo è un atto di astrazione — con il resto del mucchio del reale), ma poco della realtà tout court.
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    Incredibile.

    Che libro è?
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    Benvenuto! :)
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    CITAZIONE (Ohm2017 @ 5/8/2023, 17:37) 
    CITAZIONE (Ruhan @ 4/8/2023, 20:45) 
    Quello che intendo è che, studiati o inconsapevoli, mi sembrano tutt'altra cosa rispetto alla buddhizzazione di Gesù di cui si stava parlando. Sincretismo nel primo caso e buddhizzazione nel secondo.

    Ma personalmente ci vedo delle analogie...Il tentativo era quello di rivisitare figure emblematiche e storiche e/o i testi antichi reinterpretandoli a proprio interesse divulgativo e di proselitismo. Poi ognuno interpreta le cose a suo modo evidentemente.

    Certo, quella di piegare dottrine etc. è una cosa che si fa dalla notte dei tempi.

    Il punto è che Alessio si chiedeva il perché della buddhizzazione di Cristo (il renderlo un buddhista sotto mentite spoglie) e io ho provato ad abbozzare una cronologia e una causa (proselitismo + tentativo di dialogo) di una tale operazione. Appunto, è una cosa che nasce entro ambienti buddhisti circa dalla fine degli anni '70, inizio anni '80.

    Questa operazione, certo, rientra nella più generale tendenza a usare a proprio piacimento figure o dottrine, ma ha anche i suoi propri caratteri particolari, i quali mi sembrano molto diversi dal tentativo di sincretismo di cui parli tu.

    La teosofia etc. mi sembra più vicina a certa new age attuale e ai vari minestroni "hindofili". Non accuserei i buddhisti di essere parte di questo sincretismo ahah
    A me pare che, semplicemente, piglino personaggi illustri e tentino di appropriarsene, senza sincretismi, ma proprio solo e unicamente "buddhizzandoli" :D

    Certo, il precedente teosofico (e questa sarebbe una parentesi a parte che ci farebbe andare OT) ha favorito la rinascita di questo tipo di appropriazioni (che avevano avuto già una loro presenza nel romanticismo tedesco). Appropriazioni, poi, che hanno anche preso strade molto diverse dal sincretismo teosofico (la buddhizzazione dei vari personaggi; la islamizzazione del Buddha propagandata da taluni etc etc)

    Mi pare che la nostra sia solo una differenza di accenti. Non di sostanza del discorso.

    Edited by Ruhan - 5/8/2023, 18:34
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    CITAZIONE (Ohm2017 @ 4/8/2023, 16:51) 
    CITAZIONE (Ruhan @ 30/7/2023, 17:09) 
    Mi pare un fenomeno differente. In quel caso si aveva un sincretismo vago e generale, perennialista, fatto di fraintendimenti occidentali verso le religioni orientali e indiane. Buddha, Gesù o qualsiasi altro personaggio venivano piegati a quel minestrone (né buddhista né induista, ma — semplicemente — romantico e orientalista).

    Nel caso qui in oggetto, abbiamo un tentativo di buddhizzare un personaggio (senza sincretismi: Gesù viene preso e reso, forzatamente, buddhista) e, che io sappia, si tratta di un fenomeno che divenne "di moda" a partire dalla seconda metà del Novecento, in ambienti buddhisti. Poi, potrebbe esserci qualche caso precedente, ma nessuno di questi venne divulgato al grande pubblico in forme vistose (a mia conoscenza).

    Chiamali pure fraintendimenti...seondo me erano studiati a tavolino...Pero' mi fermo qui...non voglio fare il solito complottista solitario ;)

    Quello che intendo è che, studiati o inconsapevoli, mi sembrano tutt'altra cosa rispetto alla buddhizzazione di Gesù di cui si stava parlando. Sincretismo nel primo caso e buddhizzazione nel secondo.
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    CITAZIONE (Ohm2017 @ 30/7/2023, 15:20) 
    Ma anche con il movimento Teosofico e Antroposofico si è tentato di fare lo stesso.Infatti abbiamo la New Age a fare da contraltare alle religioni tradizionali.Ma facciamo finta di ridere che è meglio ^U^

    Mi pare un fenomeno differente. In quel caso si aveva un sincretismo vago e generale, perennialista, fatto di fraintendimenti occidentali verso le religioni orientali e indiane. Buddha, Gesù o qualsiasi altro personaggio venivano piegati a quel minestrone (né buddhista né induista, ma — semplicemente — romantico e orientalista).

    Nel caso qui in oggetto, abbiamo un tentativo di buddhizzare un personaggio (senza sincretismi: Gesù viene preso e reso, forzatamente, buddhista) e, che io sappia, si tratta di un fenomeno che divenne "di moda" a partire dalla seconda metà del Novecento, in ambienti buddhisti. Poi, potrebbe esserci qualche caso precedente, ma nessuno di questi venne divulgato al grande pubblico in forme vistose (a mia conoscenza).
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    CITAZIONE (Alessio Rando @ 23/7/2023, 21:31) 
    In tutte le scritture ebraiche vi sono nascite miracolose e annunciazioni divine, questo è il caso di Isacco, Sansone, Samuele, per esempio. Queste storie sono atte a testimoniare l'intervento di Yahweh a favore del suo popolo in tempi di difficoltà. Anche i racconti evangelici della nascita di Gesù vanno inquadrati in questo contesto teologico.

    Poi oggettivamente non credo che i seguaci di Gesù avessero mai sentito parlare del Buddha o del buddhismo, quindi è irrealistico pensare al fatto che abbiano attitno dalle fonti buddhiste per creare analogie con Gesù. E anche se avessero sentito parlare del Buddha-Dharma, l'avrebbero considerata una qualche superstizione pagana e nulla di più

    Concordo. E andava contro i propri interessi modellare il Messia su materiale non-ebraico, esponendosi (così) alla incredulità dei giudei.
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    CITAZIONE (Ohm2017 @ 23/7/2023, 11:48) 
    CITAZIONE (Ruhan @ 22/7/2023, 18:28) 
    Questa cosa buddhista di voler buddhizzare Gesù parte, all'incirca, dagli anni '80, con le prime più consistenti missioni di predicazione tra gli occidentali. Fu un modo per fare proselitismo, per avvicinare occidentali abituati al cristianesimo, dando loro qualche appiglio di riferimento. Parallelamente, la buddhizzazione di Gesù funzionò da tentativo ecumenico, come una sorta di riconoscimento buddhista della grandezza della figura principale della religione occidentale maggioritaria (per ragioni di dialogo e, ancora, di proselitismo).

    E oggi, i motivi sono identici. Non per nulla questa idea di un Gesù buddhico viene sempre fuori da quei predicatori buddhisti più impegnati nel proselitismo in Occidente (Thich Nhat Hanh, per esempio), sulla base di conoscenze raffazzonate del testo biblico.

    Magari è antecedente perchè le analogie si fanno eco da sole....

    Concepimento e nascita del Buddha
    Secondo la tradizione, Maya e Suddhodana si erano sposati giovani, ma non avevano avuto figli. Maya aveva fra i 40 e i 50 anni quando la notte di una festa (Uttarasalhanakkhatta) ricevette in sogno un elefante bianco munito di sei zanne, che la trafisse al fianco. A partire da quel giorno, quattro guardiani divini vegliarono costantemente su di lei. Durante tutta la gravidanza osservò un periodo di castità. Dopo dieci mesi lunari decise di andare a casa dei genitori per essere assistita dalla madre nella parte finale della gravidanza, ma durante la strada, mentre si trovava a Lumbini, partorì il figlio Siddharta, in piedi e aggrappata ai rami di un fico, dallo stesso fianco che era stato trafitto[1][2].

    Analogie e differenze con la nascita di Gesù
    Alcuni autori hanno effettuato un confronto tra le storie sulla nascita di Buddha e quelle sulla nascita di Gesù. Tra le analogie, vi sono interventi divini in occasione del concepimento, eventi straordinari e nascita del bambino durante un viaggio. Vi sono però alcune differenze importanti. Il Vangelo secondo Matteo e il Vangelo secondo Luca riportano che al momento del concepimento i genitori di Gesù erano fidanzati, non vivevano ancora insieme e Maria era ancora vergine, mentre il Canone pāli riporta che al momento del concepimento i genitori di Buddha erano sposati da molti anni e non dice che Maya fosse vergine. Inoltre, Maya è morta dopo la nascita del figlio, Maria no. Gli autori si sono chiesti se le storie buddiste, essendo anteriori, possono avere influenzato quelle cristiane. Zacharias Thundy ritiene che non ci sono evidenze storiche che comprovino tale influenza, tuttavia a suo parere non si può escludere che la tradizione buddista potrebbe essere stata una delle fonti delle storie cristiane[3]. Paula Fredriksen è di parere contrario ed afferma che nessuno studioso serio inquadra Gesù al di fuori del contesto del giudaismo palestinese del I secolo d.C.[4]. Anche Paul Eddy e Gregory Boyd ritengono poco plausibile che i giudei monoteisti del I secolo d.C. possano essere stati aperti all'influsso di storie pagane[5]. In più come non dimenticare che il profeta Isaia scrive nella sua profezia del Messia nato dalla Vergine ben 700 anni prima gli eventi accaduti. Quindi tale scrittura è addirittura antecedente gli eventi di Buddha e la tesi di Thundy non sussiste.
    https://it.wikipedia.org/wiki/Regina_Maya

    Non vedo nessuna analogia e mi trovo concorde con gli studiosi che hai citato: nessun possibile contatto. Gli stessi eventi della nascita e infanzia (i più leggendari del racconto evangelico) sono modellati su riferimenti biblici.
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    Questa cosa buddhista di voler buddhizzare Gesù parte, all'incirca, dagli anni '80, con le prime più consistenti missioni di predicazione tra gli occidentali. Fu un modo per fare proselitismo, per avvicinare occidentali abituati al cristianesimo, dando loro qualche appiglio di riferimento. Parallelamente, la buddhizzazione di Gesù funzionò da tentativo ecumenico, come una sorta di riconoscimento buddhista della grandezza della figura principale della religione occidentale maggioritaria (per ragioni di dialogo e, ancora, di proselitismo).

    E oggi, i motivi sono identici. Non per nulla questa idea di un Gesù buddhico viene sempre fuori da quei predicatori buddhisti più impegnati nel proselitismo in Occidente (Thich Nhat Hanh, per esempio), sulla base di conoscenze raffazzonate del testo biblico.
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